giovedì 12 dicembre 2013

Luna e Giove nel nebbione - 11/12/13

Una serata compromessa fin da subito dalla coltre di nebbia che si è alzata e che ha portato l'umidità se possibile anche oltre il 100%! Però il cielo stellato, seppure con diversa foschia, continuava a vedersi, così ho deciso di osservare nonostante tutto.

Come telescopio ho optato per l'MN 68. Il cercatore dopo pochissimo si è appannato irrimediabilmente ed ho subito capito che dovevo rivedere il mio programma osservativo. Ma dalle circostanze negative spesso nascono anche delle opportunità interessanti, così mi sono goduto per un paio d'ore un'osservazione di Giove e della Luna, cosa che non accadeva da tempo.

Il telescopio purtroppo non ha fatto neanche in tempo ad acclimatarsi completamente, anche perchè la ventola era sottotono a causa delle pile che la alimentavano, che erano scariche, inoltre l'inversione termica in questo periodo è notevole. Però il seeing tutto sommato era buono e nei momenti di calma atmosferica ho potuto osservare molto bene ad alti ingrandimenti. Principalmente ho osservato a 250x.

Luna:è incredibile pensare quanto sia facile osservare la Luna, che è il primo oggetto che l'astrofilo guarda; eppure non trovo mai l'occasione di osservarla degnamente. Comunque ho cercato di rimediare, e di seguito vi racconto le formazioni più suggestive su cui è naturale posare lo sguardo, ma che certo non esauriscono tutte quelle che ho osservato. L'MN 68 sulla Luna mi è proprio piaciuto perchè mostra una grandissima quantità di crateri ed altri dettagli di dimensioni microscopiche e tutti insieme creano una visione che il cervello non riesce ad apprezzare interamente, ma che allo stesso tempo mozza il respiro. Inoltre avevo spesso letto di immagini gialline di questi Maksutov-Newton ma la realtà dei fatti è un purissimo contrasto cromatico tra il bianco delle zone illuminate ed il nero di quelle non illuminate; anche questo fattore secondo me contribuisce molto ad una visione emozionante. Partendo da un'estremità della Luna ho osservato il solito Plato, al cui interno si notavano tre craterini, abbastanza definiti nei momenti di buon seeing, ed essendo quattro deduco che non sono riuscito a separare i due molto ravvicinati: niente di cui preoccuparsi considerando la Luna già bassa, gli oculari appannati ed il terminatore ormai lontano dal cratere in questione. Lì vicino, ancora più illuminata la Vallis Alpes, con la sua rima che mi sfida a notarla, e lo farà per chissà quanto tempo ancora. Vicino a Plato c'è il complesso dei monti Teneriffe, che ho osservato con piacere perchè avevo ben presente una comparazione tra diversi tipi di telescopi contenuta nel Libro dei telescopi di Ferreri che si basa su alcuni disegni proprio di questa formazione lunare. Gli Appenni lunari facevano impressione e grazie al gioco di luci ed ombre si aveva una così reale sensazione dell'altitudine che sembrava di affacciarsi dal precipizio di quegli scoscesi pendii, gettando uno sguardo sull'abisso sottostante. Vi sembra che esageri? Il Mons Huygens è alto 5400 metri! Poco più in là lo stupore non accennava a diminuire con lo spettacolo offerto da Copernicus, con il centro del cratere immerso nelle tenebre, ma i pendii circostanti contavano tantissimi crateri, solchi, increspature, da risultare del tutto martoriati. Andando oltre troviamo la Rupes Recta, una scarpata che sembra una ferita da taglio aperta, così lunga ed affusolata; si tratta di un dettaglio ad altissimo contrasto. Vicino c'è il doppio cratere Birt e nei pressi di questo c'è la delicata Rima Birt, che si mostrava in maniera chiara e dettagliata. Arrivando all'altra estremità lunare la mia attenzione è stata completamente rapita da Clavius, che si potrebbe dire essere un meta-cratere considerando la grande quantità di crateri, grandi e piccoli, impossibili da contare, che contiene a sua volta. Quanto è rilassante osservare la Luna!

Giove: l'osservazione di Giove mi ha stupito veramente, confermando la superiore qualità ottica di questo telescopio. Descrivere i pianeti non è mai facile ma ci proverò. Per prima cosa mi ha colpito la percezione delle diverse tonalità di colore, nonchè la saturazione degli stessi. Su Giove ci sono diversi colori infatti e con questo telescopio si percepiscono proprio bene, per esempio la zona equatoriale è bianca, mentre le due bande principali sono color terra di Siena. Invece le regioni polari sono più tendenti al color cachi. Purtroppo la Grande Macchia Rossa in quel momento non era visibile perchè dal lato opposto del pianeta. La banda equatoriale settentrionale presentava delle ondulazioni molto evidenti. Nel bel mezzo della zona equatoriale, tra le due bande, c'era un festone che sembrava una virgola nera, che si notava con qualche difficoltà e che si originava proprio dalla NEB. Molto dettagliata anche la banda equatoriale meridionale (SEB). Con nettezza si distingueva anche la banda temperata settentrionale, e salendo il polo Nord del pianeta aveva una tonalità di un marrone chiaro uniforme. Interessante la visione del polo Sud del pianeta dove solo ad un'estremità del pianeta si vedeva un principio di sottile banda ben marcata che però subito si interrompeva, e sopra ad essa una striscia sottile più chiara, mentre per il resto aveva quella identica tonalità marroncina anch'esso. In generale ho molto apprezzato la facilità con cui tutti i vari particolari erano leggibili e non vedo l'ora di ritentare l'osservazione in condizioni migliori.