giovedì 15 febbraio 2018

Per chi suona la campana - 14/02/18

Sembra incredibile, eppure sono passati quasi tre anni dall'ultima volta che mi sono recato ad osservare le meraviglie del cielo col mio fidato Dobson.
Da allora per me sono cambiate davvero molte cose, ed i mille impegni non mi hanno lasciato la possibilità di ammirare i gioielli del cosmo.
Ma la voglia di alzare gli occhi al cielo, quella no, non mi è mai passata. Così, quando il richiamo è diventato troppo forte per resistere, sono tornato ad osservare le stelle. Un'uscita modesta, vuoi perché non sono più l'astrofilo di un tempo, vuoi perché era più che altro una prova in un nuovo sito osservativo; ma tuttavia significativa, perché ha segnato il mio ritorno.
Dal momento che adesso abito nelle vicinanze di Cortona ho deciso di sfruttare le pendici dell'appennino come postazione osservativa, principalmente per tre ragioni: in primis perché l'altezza mi permette di sfuggire a tutto l'inquinamento luminoso della pianura; in secundis per risolvere un annoso problema che mi ha sempre afflitto, ovvero quello dell'umidità che fa appannare tutte le lenti; in tertiis per evitare il viavai di automobili che ti abbagliano continuamente.
Dopo diversi tentativi infruttuosi ho capito che la migliore opzione era la sommità su cui si trova la chiesa di Sepoltaglia. Ci arrivo in meno di un quarto d'ora, anche se non vi dico neanche quanto è sconnessa la relativa strada sterrata. Una volta in cima ho un'ottima visuale a 360° del cielo. Parliamo della qualità del cielo: il luogo permette di adattarsi correttamente al buio perché non ci sono luci da nessuna parte, nè tantomeno auto di passaggio. Di conseguenza si possono osservare moltissime stelle ad occhio nudo e la visione è mozzafiato. Peccato per l'inquinamento luminoso della Valdichiana, che verso Sud-Ovest sbiadisce le regioni più basse del cielo. Comunque ho la fortuna di non subire direttamente l'inquinamento luminoso di Cortona e di Camucia, che rimangono nascoste dietro la collina. Pur essendo un buon cielo di sicuro non siamo ai livelli di Casal di Pari, tuttavia ne sono entusiasta in quanto è vicinissimo a casa mia e poi c'è da fare una considerazione: questa è l'astronomia che oggi mi posso permettere, dunque questo è per me il miglior cielo del mondo poiché mi permette di osservare con assiduità senza dover sacrificare la mia vita familiare e professionale.
Tralasciando il freddo polare la prima parte della serata era trascorsa abbastanza bene, ma poi ovviamente doveva capitare una delle mille stranezze che hanno da sempre contraddistinto le mie notti da astrofilo!
Hemingway mi perdonerà se cito a sproposito la sua opera, eppure alla mezzanotte scoccata ho iniziato a sentire il suono di un campanaccio! Non erano i rintocchi dell'ora della piccola chiesetta in quanto si ripetevano in maniera arbitratria e sempre diversa. Appena puntavo la torcia nella direzione in cui sentivo il rumore il campanaccio non suonava più, ma appena la spengevo dopo poco sentivo lo sbatacchio sempre più vicino, sempre più vicino...
Per farla breve alla fine mi sono scocciato e me ne sono andato a casa! Secondo me comunque sono delle capre che pascolano nei dintorni e che hanno dei campanelli legati al collo; alla prima occasione utile chiederò delucidazioni in merito al custode della chiesa.
Vabbè, analizziamo quella manciata di oggetti osservati:

IADI: il migliore strumento in assoluto per godersi questo stupendo ammasso aperto di stelle è sicuramente il binocolo. Con il 10x50, che non dovrebbe mai mancare nella dotazione dell'astrofilo, possiamo apprezzare il gruppo di stelle nella sua interezza, con Aldebaran che oscura tutte le altre stelle, pur luminose, con la sua brillantezza. Le Iadi sono l'ammasso aperto più vicino alla terra e nella mitologia greca sono, al pari delle Pleiadi e delle Esperidi, le figlie di Atlante, colui che è destinato per l'eternità a sorreggere il mondo sulle spalle.
M45: stante quanto appena detto non deve stupire che le Pleiadi siano collocate nelle vicinanze delle Iadi. Sono anche conosciute come "Le Sette Sorelle", però a ben guardare le stelle più luminose sono nove e non sette: le due in più portano infatti il nome di Atlante e di Pleione, ovvero i loro genitori. Dopo tanti anni mi è sembrato giusto che la luce abbagliante di questo meraviglioso ammasso aperto di stelle pervadesse, prima tra tutte, il Dobson. A 41x si rimane estasiati dalla luminosità delle componenti e dall'estensione dell'ammasso, che risulta davvero molto ricco. Curioso il triangolino di piccole stelle che si trova proprio a ridosso di Alcyone.
NGC 1647: è un gradevole ammasso aperto di forma pentagonale. All'interno le stelle più luminose sono disposte a forma di un "8" inclinato di 45° verso destra: mistero della fantasia umana, che individua somiglianze ovunque; del resto così sono nate le attuali costellazioni. Comunque l'ammasso ha densità stellare ed estensione nella media, con stelle non troppo luminose. Osservato a 52x.
NGC 1746: ai medesimi ingrandimenti ho osservato questo ulteriore ammasso aperto, di dimensioni molto vaste, tanto che riempie il campo dell'oculare. Ha una forma simile ad una stella a cinque punte, al cui interno sono situate una miriade di fini stelline. Si tratta di un oggetto discreto, con stelle di media luminosità.
NGC 1817: va bene, lo ammetto. Ho del tutto ignorato il vicino ammasso NGC 1807, sarà per la prossima volta. Il problema è che la mia attenzione è stata subito catturata da questo ammasso aperto, che a 52x appare piccolo e nebuloso. A 156x invece riempie il campo dell'oculare e si risolve completamente in stelle. Alcune stelle più luminose lo fanno assomigliare al volto di un alieno corrucciato. Anche in questo caso la luminosità delle stelle è senza infamia e senza lode.
M1: la celeberrima "Nebulosa del Granchio", ovvero ciò che rimane della supernova esplosa nel 1054 D.C., come testimoniato da molteplici fonti storiche. All'oculare si può osservare un'ellissi di aspetto estramente nebuloso e denso usando 156x. In certi momenti sembra di intuire dei chiaroscuri nella superficie e si intravedono delle stelline nella zona più esterna. In basso a sinistra poi sono presenti tre piccole stelline.
NGC 1514: questa nebulosa planetaria sita anch'essa nella costellazione del Toro è di non facile individuazione a causa delle sue piccole dimensioni, che rendono facile scambiarla per una stella. A 156x e con il filtro OIII infatti ha un aspetto tale e quale ad una stella, se non per un piccolo e tenue alone circolare bianco che la circonda. L'osservazione della nebulosa trae molto giovamento dalla visione distolta: la superficie nebulare si amplia e si illumina. Devo dire che il soprannome che le è stato attribuito, "Sfera di cristallo" è proprio azzeccato.
M79: ecco l'unico ammasso globulare della serata, nella Lepre. Purtroppo quando l'ho osservato era davvero molto basso sull'orizzonte ed il telescopio era praticamente in posizione orizzontale. Per questa ragione la visione è risultata compromessa. A 250x l'alone si risolve parzialmente in stelle, specialmente in visione distolta. Il nucleo invece rimane nebuloso. Alcune stelline lo contorniano, tra cui ne spicca una in basso a sinistra.
M42: uno dei mali di noi visualisti del cielo profondo è che quando diveniamo più esperti andiamo alla ricerca di fantasmi al limite dell'invisibile. Ammetto candidamente che io lo facevo per sfida,  principalmente al solo fine di dimostrare a me stesso e agli altri la mia bravura in situazioni limite. Personalmente ho deciso di invertire questa logica e quindi di passare più tempo ad osservare i veri gioielli del cielo. Tra di essi v'è sicuramente M42, la Nebulosa di Orione. Già a 52x e con un filtro OIII è una visione magnifica: la nube è di dimensioni enormi ed assomiglia ad una manta con le pinne ripiegate. In basso a destra rispetto al Trapezio c'è un'ansa molto netta; inoltre c'è una piccola ansa anche in alto a destra dello stesso. La nebulosità dinnanzi al Trapezio è disomogenea, con tanti chiaroscuri che donano tridimensionalità all'immagine. Con il filtro UHC ho notato un netto miglioramento in termini di densità della zona centrale della nebulosa, anche se i lembi si percepivano peggio. Spingendo fino a 156x si palesano dei dettagli incredibili, tanto che la nebulosa appare finemente cesellata: la zona nei pressi del Trapezio in particolare ha una trama che ricorda quella di una ragnatela incredibilmente fitta.
M43: questa nebulosa è molto più modesta rispetto alla precedente, sia in termini di luminosità che di dimensioni. Con il filtro OIII la nebulosità è tenue, di forma circolare, e raccolta attorno alla stella al centro. Passando al filtro UHC si può osservare una porzione di nebulosità ulteriore, che le attribuisce una forma a virgola o goccia.
NGC 1977: troviamo poi ulteriori nebulose che fanno parte di questo complesso nebulare, dove si stanno generando nuove stelle e pianeti. Questa in particolare rispetto alle seguenti appare più densa ed ha una forma ellittica che racchiude al suo interno tre stelle. Risulta visibile senza particolari difficoltà, pur non essendo troppo brillante.
NGC 1973: nebulosa piccola e di forma circolare, attorno alla relativa stella.
NGC 1975: nebulosa piccola e di forma circolare, attorno alla relativa stella.
NGC 1980: un ammasso aperto con associata nebulosità davvero molto affascinante. Basterebbe la visione di Iota Ori, la stella più brillante della Spada di Orione, con accanto una piccolissima compagna di colore blu a rassenerare l'animo, poi aggiungeteci che è immersa in una diffusa nebulosità e circondata da altre stelle luminose per rasentare la perfezione.
NGC 1981: questo ammasso aperto di forma triangolare molto più ampio e disperso, purtuttavia con componenti abbastanza luminose.
CR 70: alla fine mi sono goduto una passeggiata spaziale a 41x nella Cintura di Orione, perso in un mare di stelle. Da notare che sia Alnitak che Mintaka sono stelle doppie accompagnate da stelle secondarie molto più piccole, anche se ben distanti e quindi facilmente individuabili. Osservare stelle doppie così sbilanciate mi ha sempre emozionato. 
M78: infine una rapida occhiata a questa nebulosa a 62x con filtro OIII. Al di là dell'aspetto cometario irregolare e di due stelle che spiccano all'interno non colpisce per la sua brillantezza. Medie dimensioni.