GUIDE

In questa pagina voglio proporvi una serie di guide inerenti all'utilizzo del telescopio. La loro caratteristica principale è che cercano soprattutto di affrontare quei problemi pratici e concreti che ogni astrofilo incontra prima, durante o dopo l'osservazione. Spesso alcuni di questi problemi possono essere risolti con dei semplici accorgimenti, quindi la mia speranza è che troviate in esse qualche suggerimento che possa tornarvi utile o che possa chiarirvi le idee.

INDICE:
  1. Come si usa una montatura altazimutale 
  2. Come si usa un Dobson
  3. Come si trasporta un Dobson monolitico
  4. Come si allinea il cercatore
  5. Come si puliscono le ottiche
  6. Come si trovano gli oggetti del cielo profondo 
  7. Come si osservano gli oggetti del cielo profondo

1. USO MONTATURA ALTAZIMUTALE


La montatura altazimutale è il sistema più semplice per movimentare un telescopio. Essa si compone di due diversi tipi di movimenti: un movimento orizzontale o azimutale e un movimento verticale o in altezza. Sono i tipici movimenti a cui siamo abituati nella vita di ogni giorno, per questo motivo le montature altazimutali sono così semplici da usare; il loro svantaggio è che non possono imitare il moto apparente della Terra, ragione per cui dovremo inseguire gli astri agendo su entrambi gli assi. Per una piacevole esperienza osservativa sarà essenziale che i movimenti in questione abbiano la giusta dose di fluidità, che ne consenta la precisione di puntamento e di inseguimento manuale. Inoltre dovremo essere in grado di bilanciare il telescopio in entrambi gli assi, ad esempio mediante l'uso di contrappesi, perchè solo così sarà possibile ottenere una perfetta distribuzione dei pesi: il risultato sarà che il telescopio rimarrà sempre perfettamente bilanciato ad ogni possibile inclinazione del tubo, senza quindi il rischio di ribaltamenti. Solo rispettando questi requisiti potremo riuscire ad usare il telescopio senza essere costretti a frizionare o peggio ancora a serrare i movimenti. Effettuare queste operazioni comporta un aumento della durezza e della scattosità dei movimenti stessi. Purtroppo non tutte le montature altazimutali permettono di intervenire al fine di ottenere il perfetto bilanciamento, oppure permettono di intervenire entro un limitato intervallo che potrebbe non risultare sufficiente. In fase di acquisto dunque è importante valutare la presenza di opportune soluzioni meccaniche. L'obbiettivo da raggiungere è un sistema perfettamente baricentrico, dove ogni peso è bilanciato da un contrappeso e dove ogni forza agente viene annullata da una eguale forza contraria. Dobbiamo invece evitare delle soluzioni eccentriche, nelle quale dei pesi sporgenti sbilanciano la montatura: nella peggiore delle ipotesi il nostro telescopio potrebbe addirittura rovesciarsi, mentre nella migliore saremmo comunque costretti a serrare i movimenti per evitare il lento e progressivo ribaltamento del telescopio. Esistono molti tipi di montature altazimutali. Ad esempio vi sono delle montature con aggancio laterale, poi vi sono montature a forcella che possono avere uno o due bracci di sostegno. Rientra nell'ultima categoria la montatura dobsoniana, da menzionare per la sua diffusione tra gli astrofili.

2. USO DOBSON


Se ne leggono di tutti i colori in proposito! Cerchiamo allora di capire come si utilizza un telescopio newtoniano dobsoniano. Partiamo dalla postura del nostro corpo durante l'osservazione: possiamo stare comodamente seduti durante l'osservazione. Questo non è un dato di poco momento perchè evitiamo il mal di schiena, viviamo l'osservazione del cielo notturno come un'attività rilassante e piacevole, possiamo protrarre l'osservazione potenzialmente anche per tutta la notte rimanendo comodi ed infine diminuiamo quelle vibrazioni residue, che in realtà è il nostro corpo che produce, rimanendo in piedi. La miglior cosa sarebbe dotarsi di uno sgabello regolabile ed impostare l'altezza in modo che rimanendo seduti si arrivi precisi precisi con l'occhio all'oculare quando il telescopio è in posizione verticale, cioè puntato allo zenit. A questo punto con dei contorcimenti minimi potremo osservare oggetti posti a qualsiasi altezza sull'orizzonte, sempre rimanendo seduti; ed al limite, se abbiamo programmato delle osservazioni equatoriali, basterà abbassare un po' l'altezza del nostro sgabello regolabile, ma normalmente non ce n'è neanche bisogno. Bene, dopo aver concluso il capitolo comodità passiamo all'utilizzo vero e proprio del telescopio, che è di una facilità disarmante, iniziando da cosa dobbiamo fare concretamente durante l'osservazione. La nostra mano sinistra prenderà l'orlo del telescopio, proprio in cima, oppure una manopola se il telescopio ne è dotato; a quel punto l'intero movimento altazimutale, in alto ed in basso, a destra ed a sinistra, avverrà per mezzo della mano sinistra, che sposterà dolcemente e senza alcuno sforzo il tubo. Spesso i neofiti temono di non essere capaci ad inseguire gli oggetti a forti ingrandimenti: potete stare tranquilli in proposito, non c'è problema alcuno a farlo infatti grazie al lungo tubo del telescopio il movimento altazimutale sarà dolce e fluido; e comunque gli oggetti osservati non sono mica veloci come le meteore, per esempio un pianeta a 250x, usando un oculare con 60° di campo apparente, rimarrà nel campo per quasi un minuto e ci sarà tutto il tempo di osservarlo, ed al termine di riposizionare con un tocchettino il telescopio per una nuova "traversata". La mano destra invece rimarrà nei pressi del fuocheggiatore e sarà deputata alla messa a fuoco quando cambiamo oculare oppure quando le fluttuazioni del seeing rendono necessari degli aggiustamenti della stessa. Non preoccupatevi della sincronizzazione dei movimenti, si tratta di operazioni semplici e estremamente intuitive. Come potete capire il nostro occhio sarà libero di rimanere tutto il tempo appoggiato all'oculare, e non sarà necessario interrompere la visione. Se volete davvero il massimo comfort potete indossare sull'altro occhio una benda da pirata, che avrà la funzione di schermare le luci circostanti senza essere costretti a chiudere questo occhio, e con entrambi gli occhi aperti non si affatica per niente la vista. Per quanto riguarda il puntamento degli oggetti basterà allungarsi un po' sopra il tubo per traguardare attraverso il cercatore, e se volete evitarlo potete prendere un cercatore angolato a 90°; comunque non è che sia scomodo, fatta eccezione per quando con un cercatore dritto si cerca di puntare un oggetto nei pressi dello zenit, il che è difficile e scomodo di per sè. Ultima menzione meritano quelle regolazioni meccaniche specifiche del nostro telescopio, come stringere o allentare una manopola per frizionare i movimenti altazimutali, operazioni così facili e veloci che non hanno bisogno di spiegazioni. Tutto qua! Tanti miei amici hanno avuto l'occasione di provare il mio Dobson e tutti senza esclusione sono stati in grado di utilizzarlo autonomamente dopo pochi minuti che ce lo avevano tra le mani, questo vale più di mille parole e dimostra la semplicità d'uso di un telescopio con questa configurazione. 

3. TRASPORTO DOBSON


Anche questo argomento suscita molta preoccupazione per il neofita. Premetto che se una persona ha una certa età oppure se ha dei problemi di salute oppure se è una gentil donzella le riflessioni circa il trasporto sono sacrosante e bisogna attentamente valutare i pesi, gli ingombri, e così via. Ma per tutti quelli che non hanno particolari problemi devo dire che si tratta di un timore ampiamente sopravvalutato. Vediamo come spostare un Dobson monolitico di medio diametro in modo da portarlo sotto un cielo buio. Per prima cosa posizioniamo il tubo del telescopio in orizzontale e stringiamo le frizioni del movimento in altezza. Poi inseriamo due fasce attorno al tubo: non c'è bisogno che siano specifiche, bastano due fasce qualsiasi, meglio se identiche; io per esempio avevo due fasce identiche che originariamente fungevano da tracolla per due valigette. Queste due fasce devono essere posizionate una prima ed una dopo il baricentro del tubo che, attenzione, non è esattamente al centro del tubo ma è più in direzione dello specchio primario; in questo modo il peso sarà correttamente equidistribuito. A questo punto alziamo il tubo, sollevandolo per mezzo delle due fasce come se fosse una cassetta della frutta, e possiamo portare il tubo del telescopio fino alla nostra automobile, che dovremmo parcheggiare il più vicino possibile naturalmente. Una volta caricato il tubo in auto, che se di diametro uguale o inferiore ai 25 cm normalmente entra sdraiato sui sedili di dietro, possiamo tornare indietro a prendere la rocker box, il cui trasporto non pone particolari difficoltà perchè può essere sollevata per la maniglia o anche prendendola da sotto con due mani. La rocker box occupa meno di metà di un bagagliaio di media capienza. Arrivati a questo punto arriviamo nel luogo di osservazione e scarichiamo il tutto; per rimontare il telescopio dovremo seguire il procedimento inverso, quindi prima si posiziona la rocker box e poi il tubo. Alla luce di tutto questo le difficoltà di trasporto spesso paventate sono risibili, ed il trasporto oltre ad essere estremamente veloce non è neanche faticoso. E qui si entra nel discorso peso, anch'esso ridicolo se consideriamo che una cassa d'acqua pesa quanto ognuna delle due parti che devono essere sollevate, con la differenza che queste si alzano con due mani, dividendo il peso, mentre le altre si alzano con una sola mano; eppure nessuno ha mai temuto di non riuscire ad alzare una cassa d'acqua! Ancora più immediato è il trasporto nei pressi di casa, sia dentro che fuori, dove possiamo costruirci un semplice carrellino con ruote in modo da poter spostare il telescopio senza sforzo da un luogo all'altro, senza doverlo smontare.  

4. ALLINEAMENTO CERCATORE

Allineare il cercatore è una delle prime operazioni che bisogna imparare, a dir la verità molto semplice; però talvolta i nuovi astrofili incontrano delle difficoltà quindi vediamo come fare. In parole povere dovremo far si che il telescopio ed il cercatore siano puntati esattamente nel medesimo punto. In questo modo dopo che avremo puntato un oggetto con il cercatore ce lo ritroveremo anche al centro dell'oculare del telescopio. Per prima cosa dobbiamo inserire nel telescopio l'oculare che fornisce i minori ingrandimenti, e con quello puntare a spanne il telescopio in modo da inquadrare nell'oculare un punto di riferimento lontano; per agevolare l'operazione è meglio fare tutto di giorno, ed inquadrare per esempio la torre di un campanile oppure un'antenna o un albero. Una volta che al centro dell'oculare del telescopio avremo presente questo oggetto dovremo, facendo attenzione a non smuovere il telescopio, andare ad agire sulle viti di regolazione del cercatore in modo che anche il centro del crocicchio (ogni cercatore ha solitamente un oculare dotato di crocicchio) coincida con il nostro bersaglio. Una volta fatto questo il cercatore sarà già grossolanamente allineato col telescopio; per una maggiore precisione non si deve far altro che ripetere il procedimento usando in progressione oculari del telescopio che forniscono sempre maggiori ingrandimenti. Comunque al principio di ogni sessione osservativa è buona norma ricontrollare che il cercatore sia allineato: per far questo possiamo usare tranquillamente una stella luminosa, e di regola sono richieste solo minime correzioni. Ogni cercatore ha i suoi meccanismi di regolazione meccanica. Possiamo trovarci di fronte un meccanismo a tre viti, di cui due di regolazione ed una vite di spinta: in questo caso il cercatore si allinea tramite due delle tre viti ed è sufficiente agire su una vite alla volta. Oppure possiamo avere un meccanismo a tre viti, tutte e tre di regolazione: qui la regolazione è più complicata perchè dovremo agire su una coppia di viti alla volta e nel mentre che svitiamo una vite dobbiamo avvitare l'altra. Ci sono anche dei cercatori che sono sostenuti da due anelli, ognuno con tre viti, per un totale di sei viti: in questo caso possiamo allineare il cercatore come nel caso precedente e cioè agendo solo sulle tre viti di un unico anello, infatti non c'è bisogno di intervenire su tutte e sei le viti. Fin qui ci siamo limitati ai cercatori ottici, ma nei cercatori a punto rosso ci sono ancora altri meccanismi di regolazione meccanica: per esempio alcune volte ci troviamo di fronte tre manopoline, e per l'allineamento si può semplicemente agire su una alla volta. Ma alla fine si tratta sempre di sistemi abbastanza semplici da usare, una volta capito il concetto.  

5. PULIZIA OTTICHE

Mantenere le superifici ottiche pulite è importante non solo per evitare che lo sporco infici il rendimento dello strumento ma anche per impedire danni che potrebbero verificarsi. Infatti, da una parte, la sporcizia depositata su una lente o su uno specchio determina un aumento della luce diffusa, e di conseguenza una riduzione del contrasto; d'altra parte alcuni tipi di sporco, come le classiche ditate, se non pulite tempestivamente e lasciate lì per diverso tempo, sono in grado di rovinare irrimediabilmente il trattamento antiriflesso di una lente. Quando pulire dunque? Spesso gli astrofili molto pignoli effettuano la pulizia delle ottiche troppo sovente, con il rischio a lungo andare di fare qualche danno. Quindi il consiglio è quello di pulire solo quando è realmente necessario: un sottile strato di polvere può essere tranquillamente lasciato dov'è. Va bene tenere le ottiche in ordine, ma senza esagerare. Allo stesso tempo però quando ci accorgiamo che le ottiche sono sporche dobbiamo intervenire senza indugio. Durante le operazioni di pulizia è buona norma indossare un paio di guanti da dottore, per evitare di lasciare ditate in giro. Detto questo passiamo ai diversi tipi di ottiche da pulire e analizziamo separatamente: gli specchi; le lenti di grandi dimensioni; le lenti di piccole dimensioni. Iniziando dagli specchi, per pulire lo specchio primario e lo specchio secondario di un telescopio riflettore bisogna anzitutto rimuoverli completamente dalle loro sedi e sostegni, in modo che rimanga solo e soltanto lo specchio: prestate la massima cautela durante queste operazioni perchè potreste ritrovarvi con due specchi infranti. Una volta rimossi gli specchi assicuratevi che il lavello della vostra cucina sia perfettamente pulito da olio ed altro; a questo punto tappatelo e aggiungete qualche goccia, senza esagerare, di sapone liquido neutro per piatti; infine pienate il lavello con acqua tiepida a temperatura ambiente. Ora sistemate una o due spugne di quelle quadrate colorate da cucina sul fondo del lavello, in modo che gli specchi si appoggino su di esse, ed immergete gli specchi. Dimenticavo, se avete uno specchio primario talmente grande che non entra nel lavello, beh ... potete usare un catino! Adesso lasciate gli specchi in ammollo per un paio di ore. Per la mia esperienza questo non è sufficiente a rimuovere tutta la sporcizia: al termine delle due ore è necessario, con l'ausilio di un batuffolo di cotone idrofilo, detergere leggermente la superficie degli specchi. Questa operazione deve essere effettuata in ammollo. Bene, ora dobbiamo solo svuotare il lavandino e sciacquare lo specchio sotto un getto d'acqua tiepida. Non abbiamo ancora finito, infatti dobbiamo anche sciacquare lo specchio utilizzando acqua demineralizzata ed infine lasciarlo asciugare in posizione verticale, l'unica cosa fate attenzione che non cada e che non rotoli. Se al termine dell'asciugatura rimangono poche piccole gocce d'acqua qua e là  piegate un tovagliolo in modo da creare una punta ad un'estremità e con essa toccate la goccia: il tovagliolo l'assorbirà. Mi raccomando invece di non strofinare il tovagliolo sullo specchio. Per quanto riguarda invece le lenti di grandi dimensioni, come può essere la lente esterna di un rifrattore, un menisco di un Maksutov, ma anche le lenti di un binocolo o di un cercatore bisogna anzitutto valutare se la lente ha bisogno di una pulizia straordinaria od ordinaria. Ma prima un avvertimento: talvolta è necessario smontare completamente la lente dalla sua sede per pulirla, ad esempio perchè è sporca dall'altro lato; in questi casi assicuratevi di avere la perizia necessaria all'operazione prima di toccare qualunque cosa. Giusto per fare due esempi se smontate la lastra frontale di uno Schmidt-Cassegrain dovete prima segnarvi la sua posizione esatta perchè la resa ottica del telescopio è ottimale quando la lastra è ruotata in una certa posizione piuttosto che in un'altra; oppure se aprite la cella di un rifrattore poi dovete essere  capaci di richiuderla. Se la lente è molto sporca sarà necessario soffiarla con una peretta di gomma di grandi dimensioni per rimuovere i granelli di polvere che potrebbero rigare la lente stessa e in seguito spazzolarla delicatamente con un pennello per make up da donna: in proposito è meglio acquistarne uno dalle setole molto morbide, l'ideale sarebbe il pelo di scoiattolo. A questo punto preparate un po' della soluzione di acqua e sapone neutro che abbiamo visto in precedenza per gli specchi e inumiditeci leggermente un panno in microfibra morbido e pulito, e con esso detergete delicatamente la lente fino a rimuovere tutto lo sporco. Ora non resta che procurarci un nuovo panno in microfibra e procedere con la classica alitata seguita dal passaggio del panno. Se al termine rimane qualche alone potete passare nuovamente con il panno senza alitare. Infine, se dovesse rimanere qualche pelucco sulla lente, potete soffiarla nuovamente con la peretta in gomma. Se la lente non è così sporca, e soprattutto se non ha tracce di ditate o di unto, potete seguire il medesimo procedimento omettendo l'utilizzo della soluzione acquosa. La procedura da seguire non è molto diversa per quanto concerne le lenti di piccole dimensioni, come quelle degli oculari, delle lenti di Barlow oppure dei vari filtri: si utilizza ancora una volta prima la peretta in gomma per soffiare e poi il pennello da make up per spazzolare. Solo che arrivati a questo punto è molto pratica da usare la LensPen, che è una speciale penna a due lati: da un lato c'è un pennellino a scomparsa, ma ignoriamolo perchè il nostro pennello da make up è migliore; dall'altro lato c'è una testina concava e vellutata, che appunto può essere usata al posto del panno in microfibra, strofinandola sulla lente. Al termine bisogna inserire il cappuccio apposito sulla testina e ruotarlo: così facendo la testina dovrebbe rigenerarsi in vista del prossimo utilizzo. Io mi trovo molto bene perchè pulisce ottimamente senza lasciare residui. Comunque se non vi dovesse piacere potete sempre usare il classico panno in microfibra, cosa che tra l'altro dovrete comunque fare, dopo averlo inumidito nella nostra soluzione acquosa, in caso di abbondante sporcizia. Mi raccomando di non versare assolutamente liquidi sopra le lenti ad esempio degli oculari, l'acqua si infiltrerebbe sicuramente all'interno e creerebbe macchie ed aloni sulle lenti interne; per il medesimo motivo inumidite leggermente il panno in microfibra, e non infradiciatelo tutto.

6. TROVARE GLI OGGETTI DEL CIELO PROFONDO

Chi per la prima volta pianifica di dedicarsi a quest'attività ha spesso paura di non riuscire ad osservare gli oggetti del cielo profondo a causa dell'incapacità di trovarli. Questi dubbi sono realmente fondati? Prima di rispondere frettolosamente andiamo a vedere quali problemi si potrebbero incontrare. La difficoltà principale consiste nel fatto che la maggior parte di questi oggetti non si vede ad occhio nudo, e neanche utilizzando un cercatore ottico o un binocolo, bensì è necessaria la potenza del nostro telescopio, il solo che è in grado di discernerli. Certo, esistono delle eccezioni, e non sono neanche poche, ma rimangono comunque tali considerando l'enorme mole di oggetti del cielo profondo. Le difficoltà non finiscono qui perchè questi oggetti sono collocati in mezzo ad una grande quantità di stelle, che può confondere l'astrofilo. Infine spesso si utilizzano cercatori ottici che invertono le immagini, causando ovvi disorientamenti. Naturalmente stiamo parlando di trovare gli oggetti celesti manualmente, senza l'ausilio di sistemi go to: seppure la tecnologia non sia da respingere in via di principio e sia in grado di agevolare l'osservazione, permettendo di massimizzare il numero di oggetti osservati in una serata, credo che il procedimento manuale sia l'unico in grado di apportare all'astrofilo una reale conoscenza del firmamento, e nello specifico delle varie costellazioni e delle miriadi di oggetti che le popolano. Per non parlare dell'intima soddisfazione che scaturisce dall'osservazione di un oggetto che abbiamo noi stessi ricercato e scovato, magari con difficoltà, in mezzo a quel mare di stelle. Una volta che l'astrofilo si è fatto le ossa ed ha iniziato a conoscere la volta stellata, perchè credo che non si finisca mai di imparare a conoscerla, allora ben vengano sistemi di puntamento automatico, nel caso in cui ne sentissimo la necessità; ma scegliere il puntamento automatico per il timore di non riuscire a trovare gli oggetti del cielo profondo è irrazionale e diseducativo: state tranquilli, impararete come hanno già fatto tutti, e dico tutti, gli astrofili che hanno osservato prima di voi. Vediamo adesso come fare in concreto per trovare un determinato oggetto del cielo profondo. Quello di cui necessitiamo è: un binocolo, ad esempio un 10x50; un telescopio, di diametro maggiore possibile, con uno o più cercatori; un oculare cercatore, che rispetti i requisiti che vedremo; un atlante del cielo profondo. Bisogna subito premettere che esistono due possibili metodi di ricerca degli oggetti del cielo profondo: la ricerca geometrica, che si avvale di un cercatore a punto rosso o ad occhio di bue; la ricerca tramite salto stellare o star hopping, che non è il salto nell'iperspazio dei romanzi di fantascienza, e che si persegue mediante il cercatore ottico. In entrambi questi metodi è, seppure in misura diversa, molto proficuo l'ausilio del binocolo, infatti il poter beneficiare di entrambi gli occhi e le immagini non invertite che esso restituisce fa si che esso sia uno strumento estremamente intuitivo e facile da usare. Diciamo subito che l'astrofilo saggio non rifiuta un metodo a vantaggio dell'altro ma li utilizza entrambi a seconda delle circostanze. Ma cominciamo dall'inizio. Per prima cosa dobbiamo saper leggere il nostro atlante e vedere in quale costellazione si trova l'oggetto; diamo subito una rapida occhiata al cielo ad occhio nudo per individuare le principali stelle di quella costellazione. Ora bisogna individuare nell'atlante le stelle maggiormente luminose più vicine all'oggetto; ancora una volta ad occhio nudo o con il binocolo individuate le stelle in questione. Fatto questo le strade si dividono a seconda di quale dei due metodi scegliete. Iniziamo dalla ricerca tramite salto stellare. Siamo rimasti alla nostra stella luminosa più o meno nei pressi dell'oggetto che ci interessa: ora nell'atlante dobbiamo individuare una "pista" di stelle, che normalmente saranno più deboli e non visibili ad occhio nudo ma potrebbe anche non essere così, che ci conduca dalla stella luminosa al nostro oggetto. Noi dunque salteremo dalla nostra stella luminosa A ad una stella B, dalla stella B ad una stella C, e così via fino ad arrivare ad una stellina vicina vicina al nostro oggetto. Come individuare nel cielo questa pista di stelle che abbiamo pianificato a tavolino nel nostro atlante? Con l'aiuto determinante del nostro binocolo: puntiamo la luminosa stella A, da lì ci spostiamo alla stella B, poi alla stella C ed infine al punto dove sappiamo che c'è l'oggetto del cielo profondo. Noi probabilmente non lo vedremo direttamente, ma ciononostante sapremo che è proprio lì. In tutto questo possiamo anche servirci della nostra immaginazione: per esempio possiamo notare che l'oggetto del cielo profondo è proprio vicino a tre stelline disposte a formare un immaginario triangolo, quindi non ci resterà che partire col binocolo dalla stella luminosa, individuare le tre stelline che formano un triangolo lì nei pressi, ed il gioco è fatto. Queste forme geometriche che possiamo immaginare per aiutarci a fare il salto stellare possono essere le più varie: quadrati, cerchi, e così via. Una volta individuata la posizione esatta dell'oggetto dobbiamo semplicemente ripercorrere la nostra pista di stelle al cercatore ottico del nostro telescopio: qui le cose saranno più difficili perchè anzitutto userete un solo occhio e poi le immagini, nel caso di un cercatore ottico dritto, saranno invertite alto-basso e destra-sinistra. Un trucchetto consiste nel tenere entrambi gli occhi aperti, compreso quello che non guarda attraverso il cercatore: se chiudiamo un occhio il cervello ci inganna e capita che siamo convinti di spostarci a destra ed invece stiamo muovendo il telescopio a sinistra, tutto per colpa dell'inversione dell'immagine; invece tenendo un occhio aperto il cervello non si farà ingannare. Poi, una volta arrivati alla stella luminosa, quando dobbiamo seguire il percorso di stelline deboli e non visibili ad occhio nudo, è opportuno chiudere l'occhio che non ci serve per concentrarci solo sulla strada da seguire. Dunque al cercatore partite dalla stella luminosa, seguite la vostra pista di stelle, e posizionate il telescopio nel punto dove sapete che c'è l'oggetto del cielo profondo. Adesso si passa all'oculare del telescopio, e nello specifico all'oculare cercatore. Ma prima vediamo il secondo metodo, e cioè la ricerca tramite forme geometriche. Qui abbiamo uno di quei casi dove spiegare è più difficile che operare in concreto. Anzitutto ci serve un cercatore a punto rosso, o ancora meglio un cercatore ad occhio di bue, come il famoso Telrad: quest'ultimo proietta su un vetrino tre cerchi concentrici rossi di luminosità variabile, i quali coprono rispettivamente una porzione di cielo di 4, 2 e 0,5 gradi. La caratteristica di questi cercatori è che non determinano nessun ingrandimento ulteriore rispetto alla vista ad occhio nudo, e quindi si può beneficiare di una visione d'insieme del cielo notturno. Ancora una volta tenete entrambi gli occhi aperti durante l'utilizzo del cercatore. Il modo più elementare per usare il Telrad è il caso in cui un oggetto del cielo profondo è nei pressi di una stella visibile ad occhio nudo: facendo le debite proporzioni mentali possiamo infatti posizionare il centro del mirino ad occhio di bue direttamente sull'oggetto del cielo profondo, che noi non vediamo ma che sappiamo essere lì. Ma come è possibile farlo? Molto semplice: immaginate che l'oggetto sia in basso a sinistra rispetto alla stella. Voi posizionate il centro del mirino in modo che la stella rimanga in alto a destra, e più o meno avrete già centrato l'oggetto. Questo metodo è possibile a patto che l'oggetto sia distante al massimo 4° rispetto alla stella luminosa: in altre parole, puntando la stella, deve essere contenuto entro il terzo cerchio, quello più esterno, del mirino del Telrad. Ma se un oggetto è posizionato oltre questo limite come fare per trovarlo col Telrad? Ancora una volta dovrete ricorrere alla vostra fantasia geometrica. Per esempio potete immaginare un triangolo in cui due vertici sono due stelle luminose e visibili ad occhio nudo ed il terzo vertice invece è proprio l'oggetto del cielo profondo: noi non lo vedremo realmente questo vertice ma la nostra immaginazione potrà farlo, e un po' alla buona posizioneremo il nostro mirino su di esso. Le possibilità di utilizzo sono veramente molte, alcune anche complesse: identifichiamo due coppie di stelle, distanti tra loro; possiamo immaginare due linee rette, ognuna passante per la relativa coppia di stelle; bene, magari il nostro oggetto del cielo profondo è situato nel punto di intersezione di queste due rette immaginarie. Naturalmente la pratica rende perfetti, e si tratta di operazioni più facili a farsi che a dirsi. A questo punto il procedimento di ricerca degli oggetti del cielo profondo ridiventa unitario, infatti adesso dobbiamo inforcare nel telescopio un oculare cercatore, e vedere se finalmente riusciamo ad individuare visivamente l'oggetto. L'oculare cercatore è un comune oculare, che deve però avere determinate caratteristiche, variabili a seconda del telescopio, in modo da poter svogere al meglio la sua funzione, che è quella di operare a bassi ingrandimenti mostrando al contempo una vasta porzione di cielo. Il vantaggio di poter vedere una grande fetta di cielo consiste nel fatto che c'è una maggiore probabilità che il nostro oggetto sia visibile perchè già ricompreso in questa ampia fetta, senza che sia necessario girovagare lì nei pressi, con il rischio di far confusione ed allontanarsi dalla zona dell'oggetto. Allora perchè non mettere l'oculare che fornisca i minori ingrandimenti possibili al fine di ottenere un campo stellare il più possibile ampio? Il problema è che se si esagera con la pupilla d'uscita (la quale non è altro che l'ampiezza del fascio di luce nel punto esatto in cui fuoriesce dall'oculare; è data dal diametro diviso gli ingrandimenti) il cielo sarà troppo chiaro e lattescente, con il risultato che si andrà ad annullare quel contrasto necessario che deve sussistere tra lo sfondo del cielo e l'oggetto del cielo profondo, in modo da far risaltare al massimo l'oggetto. La pupilla d'uscita ottimale per l'osservazione dei deboli oggetti del cielo profondo è di circa 2 mm. Noi naturalmente, in questa fase dove l'obbiettivo è ancora non tanto osservare, quanto trovare materialmente l'oggetto, dobbiamo scendere a compromessi aumentando la pupilla d'uscita, diminuendo gli ingrandimenti ed aumentando la porzione di cielo inquadrata. Ma fino a che punto conviene farlo? Esiste una formuletta in merito. In breve dobbiamo moltiplicare la lunghezza focale dell'oculare per il campo apparente dello stesso oculare. Il risultato che otterremo deve avvicinarsi il più possibile a 1750, se vogliamo usare un oculare da 31,8 mm, oppure a 2800, se vogliamo usare un oculare da 50,8. Per mantenere bassa la pupilla d'uscita è necessario optare per oculari che abbiano un grande campo apparente, e cioè quelli più cari. A questo punto sarete molto confusi, quindi facciamo un esempio pratico. Ho un Dobson 250/1250 e cerco un oculare cercatore. Un comune oculare Plossl con 32 mm di lunghezza focale, 50° di campo apparente e barilotto da 31,8 mm potrebbe essere una buona scelta? Applichiamo la formula: 32x50=1600 ; dunque un valore molto vicino  a 1750, quindi molto buono. Scelgo questo oculare allora? Assolutamente no, perchè se mi vado a calcolare la pupilla d'uscita (250/39=6,4) ottengo un valore troppo alto e alla mia galassia rischio di passarci sopra senza neanche scorgerla, a causa del basso contrasto tra essa ed il cielo retrostante. Molto meglio un oculare con 24 mm di lunghezza focale e 68° di campo apparente, sempre con il barilotto da 31,8 mm, con il quale, applicando la formula, ottengo valori analoghi (24x68=1632) ma con una pupilla d'uscita nettamente inferiore (250/52=4,8). In conclusione un ottimo oculare cercatore deve avere più campo apparente possibile e minore lunghezza focale possibile, e la moltiplicazione di questi due fattori deve essere più vicina possibile ai valori visti in precedenza. Se il procedimento è stato eseguito correttamente, sia che abbiamo optato per un metodo piuttosto che per l'altro, l'oggetto che volevamo osservare sarà al centro del nostro oculare cercatore, o almeno lì intorno: ecco perchè un ampio campo apparente in questo caso aiuta. Se l'oggetto non c'è provate a muovervi nei pressi compiendo cerchi concentrici sempre più ampi, ma facendo attenzione a non allontarvi troppo dal punto iniziale. Se nemmeno così trovate l'oggetto riprovate tutto daccapo. Se ancora non lo trovate ci sono due opzioni, entrambe non infrequenti: state sbagliando qualcosa; l'oggetto non è visibile per vari motivi (telescopio di diametro insufficiente, cielo non abbastanza buio). L'ultima carta che potete giocare è aumentare gli ingrandimenti e cercare lì nei pressi: alcuni oggetti, come alcune nebulose planetarie, sono così piccoli che a bassi ingrandimenti sono in tutto e per tutto identici alle stelle. Questa procedura può spaventare se letta così, ma nella realtà sono operazioni che richiedono al massimo cinque minuti, molto rapide una volta presa confidenza. Ricordate che i due metodi di ricerca degli oggetti, quello del salto stellare e quello della ricerca geometrica, sono complementari tra loro, ad esempio invece di compiere un percorso di 10 stelle possiamo avvicinarci di molto con la ricerca geometrica, arrivando ad una stella o gruppetto di stelle invisibili ad occhio nudo, e da lì iniziare un salto stellare di solo 3 stelle anzichè 10.

7. OSSERVARE GLI OGGETTI DEL CIELO PROFONDO

Bene, finalmente abbiamo trovato l'oggetto del cielo profondo. E adesso? Adesso cerchiamo di osservarlo in modo da coglierne i più minuti dettagli. Potrebbe sembrare banale, ma non è così perchè si potrebbero compiere degli errori che diminuirebbero la qualità delle nostre osservazioni. Iniziamo da quelli che sono i requisiti davvero imprescindibili: un cielo buio ed un telescopio di generoso diametro. Se questi fattori mancano vi dico subito che non avrete grandi soddisfazioni in questo campo. Per quanto riguarda la definizione di "cielo buio" rimando alla pagina sull'inquinamento luminoso. Invece per quanto concerne il diametro del telescopio basti dire che la caratteristica essenziale di un telescopio è proprio la capacità di raccolta della luce; ora, se consideriamo che stiamo parlando di oggetti di debole luminosità ed alquanto elusivi, viene da se che è necessario optare per il telescopio di diametro più grande che possiamo permetterci dal punto di vista economico e logistico. Considerate che un telescopio di 40 cm raccoglie 1600 volte più luce di un telescopio di 10 cm! Dato il nostro telescopio ed il nostro cielo notturno, per ottimizzare al massimo le nostre osservazioni dobbiamo far si che la nostra vista si adatti completamente all'oscurità. Vi stupirete della differenza di percezione della vostra vista tra il prima ed il dopo. L'adattamento all'oscurità è un processo che richiede dai 25 ai 60 minuti per essere completato. Si tratta di un tempo considerevole nell'economia della nostra osservazione quindi è essenziale preservare l'adattamento all'oscurità. Dunque è  necessario scegliere un sito osservativo lontano da luci accese che ci disturbino perennemente. Per compiere le nostre osservazioni però dobbiamo consultare mappe cartacee o virtuali. Nel primo caso potremmo dotarci di una torcia che produca una luce rosso rubino, infatti il colore rosso è l'unico in grado di non danneggiare l'adattamento al buio. Nel caso in cui usassimo un computer o altro sarà necessario abbassare al limite la luminosità dello schermo e creare una configurazione di colori con solo il rosso ed il nero, o meglio ancora schermare il display con un numero di fogli trasparenti rossi sufficiente ad abbatterne la luminosità. Fate anche attenzione ai comportamenti quotidiani: rispondete allo smartphone, rimanendo accecati da esso, e dovrete ricominciare da capo ad abituare la vista al buio. Adesso dobbiamo analizzare il miglior modo per osservare gli oggetti del cielo profondo. Il primo consiglio che posso darvi è quello di tenere entrambi gli occhi aperti: ciò non solo perchè tenere un occhio chiuso dopo un po' affatica la vista e fa venire mal di testa, ma anche perchè così facendo si riesce a percepire un maggior numero di dettagli dell'oggetto. Inoltre osservare con un solo occhio aperto fa si che si creino delle piccole aberrazioni che con entrambi gli occhi aperti scompaiono: provate su una stella e potrete apprezzarne una maggiore puntiformità, se tenete tutti e due gli occhi aperti. Il problema è che, anche se possibile, non è facile abituarsi a farlo: il cervello deve imparare ad escludere quello che vede il nostro occhio secondario e concentrarsi solo su quello che osserva l'occhio dominante. E più abbiamo luci attorno più la faccenda si complica. Fortunatamente esiste un sistema semplicissimo per riuscire a tenere aperti entrambi gli occhi: usare una benda da pirata sopra l'occhio che non ci serve, di colore nero e a forma di cupola, insomma quelle classiche in plastica con cui giocano i bambini. Si, lo so che dopo sembriamo degli stupidi, ma non potete immaginare come la vostra vista si rilassi e come aumenterà la qualità delle vostre osservazioni, voi provateci! Il secondo consiglio è quello di non limitarvi ad osservare con la visione diretta, ma piuttosto di alternarla con la visione distolta o periferica: questa tecnica consiste nel non guardare l'oggetto direttamente, bensì di fissare lo sguardo lì vicino, ma concentrando la nostra attenzione sul punto che ci interessa. Per fare due risate è come quando siete con la vostra ragazza e vorreste però osservare una bella ragazza di passaggio: sapete che la vostra ragazza vi sta guardando, quindi cosa fate, gettate lo sguardo sul nulla, ma in realtà state cercando, con la vista periferica appunto, di guardare la ragazza! Scherzi a parte è incredibile il miglioramento che si ottiene su determinati oggetti, si riesce a percepire intere parti di galassie e nebulose che prima erano dal tutto invisibili. Ogni osservatore del cielo profondo deve familiarizzare con questa tecnica, anche in base alla propria vista, infatti talvolta si ottengono migliori risultati posando lo sguardo in basso a destra piuttosto che in alto a sinistra rispetto all'oggetto, insomma è una cosa soggettiva. Se vi state chiedendo la causa di questa stranezza, essa risiede nel fatto che all'interno dei nostri occhi esistono due tipi di sensori della vista, i coni ed i bastoncelli. I coni consentono la visione di tutti i colori; i bastoncelli permettono di osservare solo in bianco e nero. Senza fare una lezione di anatomia basti dire che al centro del nostro occhio sono predominanti i coni, mentre ai margini i coni lasciano il posto ai bastoncelli. Ora, esiste il tipo di visione fotopico, che avviene ad alti livelli di luce e si avvale solo ed esclusivamente dei coni, ed il tipo di visione scotopico, che si verifica a bassi livelli di luce e si avvale solo dei bastoncelli. Quindi di notte usiamo principalmente il tipo di visione scotopico, che sfrutta i bastoncelli: di conseguenza gli oggetti del cielo profondo ci appariranno il più delle volte in bianco e nero; inoltre, per tornare al nostro discorso, se sfrutteremo le parti dell'occhio dove sono predominanti i bastoncelli, e cioè non il centro dell'occhio ma i lati, potremo osservare una maggiore quantità di dettagli. Per completezza diciamo che esiste un terzo metodo di visione, quello mesopico, che non è altro che un mix tra i primi due. É possibile percepire i colori degli oggetti del cielo profondo? Talvolta, con grossi telescopi e osservando nebulose luminose, è possibile percepire delle tonalità di verde. Ciò accade perchè la luce prodotta è in grado di attivare alcuni coni verdi (i coni sono di tre tipi: verdi, rossi e blu. I bastoncelli invece sono di un tipo solo, ecco perchè permettono solo la visione monocromatica). Il terzo consiglio è quello di osservare oggetti più alti possibile rispetto all'orizzonte: più ci si avvicina a quest'ultimo e più saranno nefasti gli effetti dell'inquinamento luminoso, inoltre si guarda attraverso una zona maggiore di atmosfera. Naturalmente osservare con il telescopio puntato allo zenit presenta degli inconvenienti: una maggiore difficoltà di puntamento utilizzando cercatori dritti; una maggiore difficoltà di inseguimento usando montature altazimutali. Dunque un buon compromesso consiste nell'osservare oggetti quando sono abbastanza in alto, ma non proprio allo zenit. Naturalmente certi oggetti del cielo profondo anche al loro culmine rimangono molto bassi, quindi in questi casi specifici non ci resta che osservare nelle relative plaghe celesti. Un quarto consiglio è quello di osservare con calma ed attenzione. Il particolare sfuggente è sempre dietro l'angolo, e certe volte basta aguzzare la vista per notarlo. Quindi prendetevi il vostro tempo, senza fretta di passare al prossimo oggetto, ed osservate l'oggetto per qualche minuto, in modo da coglierne tutti i dettagli visibili. Quinto consiglio, quando osservate, specialmente ad alti ingrandimenti, non limitatevi a mettere a fuoco una sola volta all'inizio, bensì date qualche ritoccatina al fuocheggiatore di tanto in tanto. Il seeing infatti compie delle micro fluttuazioni continue. Per far questo sono particolarmente utili i fuocheggiatori con riduzione micrometrica. Il sesto consiglio è quello di utilizzare i filtri interferenziali o nebulari, i quali come dice il nome esaltano la visione di determinate nebulose, non di tutte però. Questi filtri bloccano certe lunghezze d'onda della luce facendone passare solo alcune. Normalmente il corredo essenziale dell'osservatore del cielo profondo comprende un filtro UHC ed un filtro O-III, ma se volete esagerare ne esistono di ulteriori come l'H-Beta. Su alcune nebulose l'utilizzo di questi filtri apporta un aumento di percezione dei dettagli quasi miracoloso, mostrando parti che in precedenza erano invisibili. Su altre nebulose invece si può avere poco o nessun miglioramento, quindi non vi resta che provare le varie combinazioni di ingrandimenti e filtri. Ricordate che questi filtri arrecano benefici solo e soltanto all'osservazione delle nebulose, con l'esclusione di tutti gli altri oggetti del cielo profondo. Per finire bisogna affrontare il problema spinoso degli ingrandimenti da usare durante l'osservazione degli oggetti del cielo profondo. Diciamo subito che non esiste un ingrandimento ottimale fisso, infatti esso cambia in base a molti fattori, di cui il più importante è l'oggetto che si osserva. Naturalmente prendiamo come riferimento il range di ingrandimenti tollerati dal nostro telescopio, dato che non ha quasi mai senso spingersi oltre i limiti ottici dello stesso: l'ingrandimento ulteriore che si otterrebbe andrebbe a detrimento dell'immagine. Ogni oggetto vuole il suo ingrandimento. Così spesso useremo medio alti ingrandimenti su un ammasso globulare, su una galassia di estensione media o piccola e su una nebulosa planetaria. Gli ammassi globulari infatti richiedono forti ingrandimenti per poter essere risolti del tutto in stelle, anche nel loro nucleo. Osservando le galassie ad alti ingrandimenti spesso si evidenziano dettagli minuti, come le strisce di polvere. Le nebulose planetarie poi a bassi ingrandimenti spesso sono di aspetto stellare, quindi bisogna ingrandire per apprezzarne la forma. Invece spesso utilizzeremo bassi ingrandimenti per osservare ammassi aperti e nebulose, ad emissione o a riflessione. Questi oggetti infatti talvolta sono così estesi che è necessario abbracciare un ampio campo reale per osservarli nella loro interezza. Quando si osservano oggetti evanescenti, come possono essere le galassie o le nebulose, è essenziale ottimizzare il contrasto tra l'oggetto ed il cielo, in modo che il nostro batuffolo spaziale sia il più possibile demarcato rispetto al nero dello spazio. Attraverso gli ingrandimenti possiamo influire sulla pupilla d'uscita, come abbiamo già visto. In linea generale la pupilla d'uscita ottimale per ottenere il massimo del contrasto corrisponde a 2 mm. Se si alza questo valore il cielo diventa sempre più luminoso e l'oggetto tende a confondersi con esso. Se si abbassa questo valore l'oggetto diventa sempre più debole e di difficile visione. Ovviamente è un valore tendenziale di riferimento, che oscillerà a seconda delle molte variabili in gioco (qualità del cielo, diametro del telescopio, peculiarità dell'oggetto, per citarne alcune).