AUTOCOSTRUZIONE

Uno degli aspetti più divertenti dell'essere astrofilo è proprio l'autocostruzione, che però certe volte è una cruda necessità. Tralasciando il discorso che certi oggetti molto semplici costano uno sproposito solo in quanto "accessori per astrofili", talvolta si può aver bisogno di un adattatore, di un raccordo o di qualunque altro componente che non troviamo in vendita. Non resta che realizzarselo da soli. A me è sempre piaciuto il fai da te, ma non è che sia un fenomeno, anzi sono un novellino rispetto a certi astrofili "vecchietti", che avrebbero davvero molto da insegnarci. Pensate ad esempio a coloro che hanno una maestria tale da riuscire a costruire da zero un telescopio, ottiche comprese: provate ad immaginare la soddisfazione di osservare il cielo con uno strumento costruito con le proprie mani! Un mio limite attuale è che non ho nè le competenze nè l'attrezzatura adeguata per lavorare il metallo, quindi in questi casi devo rivolgermi a dei tornitori in zona. Invece con il legno, la plastica ed i tessuti qualcosa cerco di costruire. In proposito consiglio a tutti gli astrofili di fare dei tentativi, vedrete che, proprio come nel mio caso, qualche oggettino, brutto ma funzionale, riuscirete a realizzarlo, inoltre potrete anche risparmiare diversi soldi!

INDICE:
  1. Valigette OBI per accessori
  2. Valigetta da lavoro Stanley per trasporto Startravel
  3. Valigetta da lavoro Stanley per trasporto Mak 127
  4. Manopola per muovere MN 68
  5. Spessore per base fuocheggiatore dell'MN 68
  6. Riduttore 2"/1,25"
  7. Applicazione vellutino al Dobson
  8. Estrazione dello strato limite sul Dobson
  9. Spostamento basetta cercatore su Dobson
  10. Carrellino per spostamento Dobson
  11. Paraluce per cercatore 50 mm
  12. Paraluce per cercatore 60 mm
  13. Supporto per cercatore 60 mm
  14. Supporto per cercatore 50 mm
  15. Basetta per cercatore a doppia manopola
  16. Paraluce per Dobson
  17. Torcia rossa CMI
  18. Torcia rossa Blinky 
  19. Bilanciamento Dobson
  20. Bilanciamento Startravel 
  21. Bilanciamento Heyford
  22. Filtro solare per Heyford
  23. Filtro solare per MN 68
  24. Filtro solare per Breaker 7x35
  25. Cercatore solare a foro stenopeico
  26. Diaframma esagonale per Dobson
  27. Migliorie alla testa a sfera TS PH29
  28. Asta contrappesi
  29. Baule per MN 68
  30. Piastra protettiva per slitta a coda di rondine
1. VALIGETTE OBI PER ACCESSORI


Descrizione: ho comprato queste due valigette in alluminio all'OBI per una cifra contenuta. Internamente c'è un grosso blocco di gommapiuma alto circa dieci centimetri che riempie totalmente la valigetta, oltre che un ulteriore strato protettivo di gommapiuma fonoassorbente con rilievi ondulati sotto al coperchio. Tutte le superfici interne perimetrali della valigetta sono poi rivestite da un sottile strato di gomma. Il blocco di gommapiuma è del tipo a quadretti, cioè si possono ottenere delle sagome adatte per le proprie esigenze rimuovendo i vari quadratini (li chiamo così per comodità, ma in realtà una volta tolti sono dei lunghi parallelepipedi a base quadrata che assomigliano ad una patatina fritta). In questo modo mi sono dotato a poco prezzo di due valigette atte a contenere i miei accessori. Esternamente la valigetta appare molto curata e con una bella estetica; le chiusure hanno anche una serratura ognuna, da chiudere o aprire con le chiavi date in dotazione, in modo da essere sicuri che la valigetta non si apra per errore e purtroppo una serratura di quella della valigetta contenente gli oculari non funziona più, probabilmente essendosi usurata col tempo. La maniglia per il trasporto è molto comoda ed anche se appare gracilina non ha mai fatto strani scherzi. Internamente gli accessori sono molto ben bloccati dalla gommapiuma, il consiglio è quello di toglierne meno possibile e piuttosto inserire gli accessori un po' precisi, e durante il trasporto non si muovono affatto. Nella seconda valigetta ho eliminato un grosso blocco intero di gommapiuma ed al suo posto ho inserito la gommapiuma sagomata ad hoc della confezione originale dei due diagonali che per un caso fortunoso era della stessa altezza più o meno. Avere tanti accessori in queste valigette è comodissimo per il trasporto ed ancora mi ricordo quanto penavo ogni volta a prendere tutte le singole scatoline. In conclusione le consiglio a tutti quelli che cercano delle valigette per accessori economiche, con l'avvertenza che oculari molto alti potrebbero porre dei problemi per la chiusura della valigetta se li disponete in senso verticale come ho fatto io, mentre se li disponete orizzontalmente non ci saranno problemi. Inutile dire che la rimozione dei pezzetti di gommapiuma superflui è semplicissima ed è un lavoretto che possono fare tutti.

2. VALIGETTA STANLEY PER STARTRAVEL


Descrizione: questa è una valigetta da lavoro non troppo costosa. La mia esigenza era quella di trovare una valigetta per contenere al suo interno il mio Startravel, in modo da poterlo trasportare ancora più agevolmente, ma al tempo stesso assicurarmi che non prendesse scossoni durante lo stesso trasporto. Per questo ho imbottito la valigetta con una bella gommapiuma fonoassorbente con rilievi piramidali. Anche se tutto il necessario mi è costato quanto metà telescopio sono contento del risultato. Andiamo a vedere come ci sono arrivato. Anzitutto ho tagliato dei pezzi di gommapiuma per i lati: la cosa bella è che ci sono entrati ad incastro tra di loro e con la valigetta, e dato che non si muovono per niente non ho ritenuto necessario incollarceli. Solo a questo punto ho inserito la gommapiuma che costituisce la base dove appoggia il telescopio: quest'ultima infatti non è tanto estesa quanto la base della valigetta ma ha una larghezza ed un'altezza pari allo spazio residuo dopo aver inserito i lati di gommapiuma, altrimenti il tutto non si sarebbe incastrato nel migliore dei modi; anche questo pezzo di gommapiuma ci entra ad incastro e non l'ho incollato. Invece il pezzo sotto al coperchio da solo ovviamente non ci stava e quindi l'ho incollato con il Bostik, che ha garantito una presa resistente. La cosa più bella è che le piramidi di gommapiuma, una volta chiusa la valigetta, si incastrano tra loro in una maniera che tutto risulta bloccato e dentro non si muove nulla. Ho usato anche altri pezzettini sparsi di gommapiuma per evitare movimenti e che i vari oggetti contenuti si tocchino tra loro. Oltre al telescopio con diagonale, che ci entra a pennello, la valigetta contiene anche il cercatore 6x30. Esternamente la valigetta è ben realizzata dato che ha una maniglia poderosa, è molto rifinita nei dettagli, ha delle chiusure enormi e robuste oltre che una lamiera di metallo verniciata di giallo che le corre tutto intorno, in modo da resistere maggiormente ad eventuali urti. Eppure la valigetta con tutti gli oggetti interni e nonostante le sue dimensioni risulta essere molto leggera, quindi anche portarla a mano per un certo tragitto non è uno sforzo gravoso. Se avete un piccolo telescopio da viaggio vi consiglio di prendere una valigetta del genere e di fare un lavoro simile, in modo da trasportarlo nel modo più semplice e sicuro. 

3. VALIGETTA STANLEY PER MAK 127


Descrizione: trovare una valigetta per contenere un Maksutov-Cassegrain da 127 mm non è stato affatto facile, ma alla fine sono riuscito a scovare una valigetta, sempre Stanley, delle dimensioni adeguate. Ho seguito la stessa modalità realizzativa, ma le pareti curve della valigetta questa volta hanno reso necessario l'incollagio di tutti i pannelli in gommapiuma, effettuato per mezzo del Bostik. Una volta inserito il telescopio nel vano principale non c'è spazio per altro. Fortunatamente però ci sono degli scompartimenti nella parte superiore della valigetta, che sono davvero molto capienti ed al cui interno possiamo inserire vari accessori, come piccoli oculari o il Rigel Quickfinder. Questa valigetta è un po' meno robusta rispetto all'altra, sia come pareti sia come chiusure. Inoltre è molto più grande e pesante, quindi gli spostamenti a piedi dovranno essere più ridotti. Invece è un'ottima soluzione per la propria abitazione: in questo modo possiamo gestire meglio lo spostamento del telescopio da una stanza all'altra e lo proteggiamo anche da polvere e urti.

4. MANOPOLA PER MN 68
  

Descrizione: io sono un estimatore delle montature altazimutali ma con un Maksutov-Newton si poneva un problema di fondo: come spostare il telescopio? Con un riflettore è facile, si può spostare con una mano appoggiata al bordo del tubo; con un rifrattore anche, basta spostarlo agendo sul diagonale. Invece qui, con un telescopio comunque newtoniano, non potevo spostarlo tramite una mano sul bordo perchè c'è il menisco, nè altro modo era possibile. Mi è venuto così in mente di sfruttare la basetta secondaria sotto al fuocheggiatore, identica a quella del cercatore, ma con su agganciato un supporto per collegare una fotocamera in parallelo al telescopio. Il supporto si unisce alla basetta per mezzo di due viti ai lati, le quali si vanno ad incuneare in due rientranze appositamente concepite: tutto questo per dire che i pezzi risultano infine connessi stabilmente tra loro, e la forza, peraltro minima, che serve per spostare il telescopio non costituisce un problema. L'idea che ho avuto è di collegare a questo supporto una manopola, tramite la quale muovere il telescopio. Come si può notare dai progettini elementari la concezione e l'orientamento della manopola non sono casuali ma il frutto di diversi esperimenti per capire in quale posizione sarebbe stata più ergonomica e devo dire che la posizione è perfetta, infatti non interferisce con il petto ma allo stesso tempo non fa fatica rimanerci aggrappati con la mano sinistra. La manopola è costituita da una specie di martelletto in alluminio, ma in realtà sono due pezzi (un cilindro ed un parallelepipedo) uniti tra loro da una barra filettata interna, avvitata ed incollata. Nella testa del martelletto lateralmente c'è una filettatura da parte a parte in modo da connettere il martelletto con il supporto per mezzo di una vite: dopo vari tentativi senza successo di riutilizzare la vite originale del supporto, che era stata rifilettata con un passo standard ma che dopo un po' si allentava, ho optato per una classica vite a brugola con una riparella, soluzione molto più efficace. La manopola è stata poi anodizzata di colore nero per avere un aspetto più gradevole. Ovviamente questi lavori sono stati fatti dietro mie istruzioni da un tornitore e da un anodizzatore, non avendo nè le macchine nè la competenza necessari. Infine sopra al cilindro del martelletto ho inserito una manopola in neoprene da bici, incollata con il Bostik per evitare che si muovesse, di modo che la manopola risulti calda al tatto anche in inverno. La spesa complessiva è stata bassa ma da un punto di vista pratico il risultato è fenomenale ed ora spostare l'MN 68 a mano è una operazione facile e rilassante. 

5. SPESSORE PER FUOCHEGGIATORE


Descrizione: un altro problema che l'MN 68 poneva a fronte del pessimo fuocheggiatore originale era appunto quello della sostituizione dello stesso con un fuocheggiatore migliore. L'inghippo è nel fatto che non si può sostituire la base originale perchè essa serve per centrare correttamente lo specchio secondario sotto al fuocheggiatore, infatti può scorrere sul tubo. Questo è possibile grazie a due viti, originariamente con testa a taglio, ora sostituite con due viti con testa a brugola, ognuna nella relativa asola, che si possono allentare; a questo punto si fa scorrere la base in modo che il secondario sia centrato sotto al fuocheggiatore, ed infine si ristringono le due viti. In sostanza si deve spostare il fuocheggiatore invece che il secondario per poter collimare il telescopio. Il fuocheggiatore GSO\TS micrometrico così a prima vista era compatibile con la base originale, se non che il bordo divergente finale con cui finisce il fuocheggiatore rimaneva leggermente sporgente oltre la basetta, all'interno del tubo, ma veramente di pochissimo. Il progetto, ancora una volta semplice semplice, in proposito illustra chiaramente il problema. Questa minima sporgenza interna aveva come effetto che tutto il fuocheggiatore, in blocco con la basetta, non poteva essere fatto più scorrere sul tubo, e quindi non si poteva più correttamente collimare lo specchio secondario perchè l'orlo sporgente del fuocheggiatore sbatteva contro il tubo del telescopio. La soluzione che mi è venuta allora in mente è stata quella di rialzare la base originale, quel tanto che servisse affinchè l'orlo del fuocheggiatore andasse a filo con essa, in modo che non sporgesse più dentro il tubo, allo scopo finale di poter movimentare la basetta nel migliore dei modi per ottenere una giusta collimazione. Ho deciso di utilizzare vari strati di cartoncino nero di grande spessore, sovrapposti ed incollati tra loro oltre che incollati alla base. Potrà sembrare una scelta errata in forza del materiale utilizzato ma il cartoncino aveva due grandi vantaggi: poteva essere curvato in modo da aderire perfettamente alla superficie curva e poi ha un'altezza uniforme così che non poneva eventuali problemi di ortogonalità del fuocheggiatore. Ho usato, se mi ricordo bene, ben sei strati di cartoncino prima di neutralizzare la sporgenza: il primo l'ho incollato alla base di metallo con il Millechiodi mentre gli altri li ho incollati tra loro con della semplice colla. Una volta che il tutto si è asciugato i vari strati di cartoncino aderivano alla basetta come una seconda pelle. A questo punto con un trincetto ho sagomato esternamente ed internamente il cartoncino, in modo da ottenere una vera e propria guarnizione per la base. Sono molto soddisfatto perchè ho risolto il problema ed ora l'MN 68 ha un fuocheggiatore molto migliore, senza rinunciare alla collimazione. 

6. RIDUTTORE 2"/1,25"

Descrizione: prima che pervenissi definitivamente al convincimento di gettare nell'immondizia il fuocheggiatore originale dell'MN 68 provai a recuperarlo. In proposito c'era l'ennesimo problema: il riduttore da 50,8 mm a 31,8 mm internamente non era cilindrico ma aveva un andamento divergente e ad un certo punto si restringeva così tanto che non ci passavano più gli accessori da 31,8 mm. Questo era voluto in modo che gli oculari si autocentrassero nello stesso, ma poneva un problema enorme: non si poteva usare nè la barlow nè il Cheshire perchè si incastravano oltre un certo punto. Provai a farlo tornire ma la precisione finale lasciava a desiderare inoltre per colpa della strana lega utilizzata non si anodizzava più di colore nero. Alla fine ho deciso di commissionare ad un tornitore questo riduttore, che è stato lavorato preciso al micrometro. Si tratta di un bel pezzo ma considerando gli sviluppi successivi della vicenda per ora giace inutilizzato, ma conto di impiegarlo in futuro. Il pezzo è stato fatto ad immagine e somiglianza di quello originale quindi ha la scalanatura per l'anello in ottone e la filettatura per la vite che lo stringe. Rispetto agli altri riduttori in commercio questo è molto alto e ciò garantisce che gli accessori rimangano perfettamente centrati rispetto all'asse ottico. L'unico difetto è che inizia ad essere pesantuccio. Nella parte finale non ci ho fatto la filettatura per filtri da 2", tanto non ne ho; piuttosto l'ho fatto realizzare in alluminio pieno fino in fondo. Il riduttore, in alluminio anticorodal, è stato fatto anodizzare poi di colore nero. Il fuocheggiatore originale aveva un bel tappo in metallo, unica parte che ho preservato, e che adesso fa coppia con questo riduttore. La morale è che spesso paghiamo molto per pezzi meccanici lavorati approssimativamente quando con una spesa minore possiamo farci costruire oggetti cuciti sulle nostre esigenze e di più precisa lavorazione.

7. RIVESTIMENTO INTERNO IN VELLUTINO


Descrizione: con questa modifica ho sudato talmente freddo che voi neanche ve lo immaginate! Tutto nacque quando applicai un diaframma in pivilene adesivo sul tubo in corrispondenza dello specchio primario al fine di un'aspirazione più efficace dello strato limite. Poi quando andai a ritogliere questa guarnizione adesiva essa portò con sè la vernice dell'opacizzazione interna, denudando l'alluminio sottostante. Come avrete capito l'opacizzazione interna del Dobson lasciava a desiderare, e non solo in termini di estrema delicatezza della vernice ma anche di colore non del tutto scuro ed opaco. Comunque la situazione era inaccettabile e provai a porvi rimedio. Armato di coraggio verniciai con una bomboletta di nero alta temperatura (il più opaco disponibile) l'interno del tubo ma il risultato era insoddisfacente per l'oggettiva difficoltà di una verniciatura uniforme e per colpa della vernice ancora troppo lucida e riflettente. A quel punto optai per un nero opaco satinato da dare con il pennello, ma anche lì niente, risultato del tutto negativo per gli stessi motivi. Come intuirete a questo punto ero disperato, e tristemente finì di scartavetrare il tutto per rimuovere la vernice. Ma poi scoprì il vellutino nero adesivo, che mi ha salvato la vita. Ne acquistai all'OBI diversi metri e ricordo che era alto 45 cm, quindi dovevo applicarlo in più strisce per coprire tutto l'interno del tubo. Vi dico subito che è necessaria una certa dose di manualità, pazienza e sangue freddo perchè non si tratta di un lavoro per niente facile. Il difficile è applicare il vellutino ad una superficie curva senza che ci vengano le grinze, quindi con calma si deve ristaccare e riposizionare finchè non si ottiene un risultato adeguato. Risulta particolarmente difficile attaccare la striscia interna perchè è proprio in mezzo al tubo e ci si accede molto male in quella zona. Comunque alla fine ce l'ho fatta e tutto sommato è venuto un bel lavoro. Procediamo ora a sfatare una lunga serie di miti che circondano il vellutino. In primo luogo essendo a pelo raso non spela affatto, neanche minimamente; anzi, casomai attira eventuali pelucchi. In secondo luogo non si impregna di acqua come una spugna: ci ho osservato moltissime volte in condizioni di umidità prossime al 100% e non fa una grinza, al limite può essere leggerissimamente umidino in prossimità dell'apertura del tubo; quando è in queste condizioni state pur certi che il resto del telescopio è ricoperto integralmente da goccioloni di rugiada. In terzo luogo mi sembra che i tempi di acclimatamento sono rimasti quelli di prima, ricordiamoci che il telescopio si raffredda principalmente grazie all'aria che entra nel tubo e non per scambio termico con l'alluminio del tubo. In quarto luogo dopo tutto questo tempo non si è rovinato per niente e soprattutto neanche mezzo lembo si è alzato: la colla è davvero molto tenace. Parlando delle sue caratteristiche posso dire dopo averle provate tutte che è il materiale più indicato per l'opacizzazione del telescopio: guardando dentro il telescopio  vedrete un buio profondo; le foto sono fuorvianti perchè fatte sotto la luce di un forte flash. Non solo, la riflessione di eventuali luci parassite è nulla: questo è dovuto alla rugosità della superficie del vellutino, che impedisce qualsivoglia riflesso. Non consiglio a nessuno di fare questo lavoro da pazzi però se ne avete il coraggio otterrete solo benefici e nessuno di quegli eventi tanto catastrofici quanto infondati che vengono talvolta paventati. 

 8. ESTRAZIONE STRATO LIMITE

Descrizione: quando parliamo di strato limite intendiamo l'aria turbolenta che staziona sopra lo specchio primario fintanto che questo non è ancora in equilibrio termico. La modifica in questione ha lo scopo di rimuovere dolcemente ma costantemente quest'aria nociva, in modo sia da accelerare il processo di raffreddamento sia di permettere di ottenere buone visioni anche se il telescopio non è del tutto acclimatato. Originariamente la ventola montata di serie sul Dobson non aspirava l'aria bensì la soffiava all'interno del tubo. Per cambiare il senso della ventola ho dovuto rimuoverla e rimontarla dal lato opposto, operazione che richiede di togliere il primario dalla sua sede nella cella, dato che la ventola è proprio sotto ad esso. Però se la ventola aspirasse semplicemente l'aria il problema sarebbe che più che altro risucchierebbe aria da tutte le direzioni, laterale, da dietro, etc.; invece il nostro intento è che risucchi soprattutto l'aria sopra lo specchio. La soluzione è sigillare la cella del primario da dietro: io ho usato un pannello in legno opportunamente sagomato. Dalla foto si vede che lungo il perimetro della ventola ho lasciato delle fessure invece di chiudere ermeticamente; l'ho fatto perchè la ventola è solidale ad una parte mobile della cella che si sposta durante la collimazione, quindi per farla breve se avessi sigillato pannello e ventola insieme non avrei più potuto collimare il telescopio. Comunque, precisazioni a parte, il pannello svolge bene il suo compito. Sappiate però che il modo migliore per realizzare questo pannello è smontare integralmente la cella del primario, pezzo per pezzo. A questo punto la modifica ufficiale vorrebbe di inserire un diaframma entro una certa distanza dallo specchio primario, variabile in base a quanto vogliamo che sia potente la portata della ventola, in modo da rendere laminare il flusso d'aria. Inizialmente avevo inserito questo diaframma e pur svolgendo bene il suo lavoro per i miei gusti la portata d'aria era un po' troppo spinta, così lo rimossi ed ho deciso di farne a meno: è cambiato rispetto a prima che la quantità d'aria aspirata è molto minore e l'estrazione avviene con maggiore dolcezza; questo vuol dire che l'efficacia è minore e più lenta a materializzarsi, ma non si corre il rischio di moti turbolenti interni. Ma funziona questo metodo? Secondo me decisamente si, tenendo l'occhio all'oculare ed accendendo la ventola, se osservo la Luna quando il telescopio non è ancora acclimatato noto che dopo pochissimo tempo inizia a diradarsi il ribollimento dell'immagine ed iniziano a mostrarsi chiaramente dettagli che fino a quel momento erano persi e confusi nel cattivo seeing strumentale. Tra l'altro ho avuto modo di notare come la soluzione attuale sia così tranquilla da non mostrare cambiamenti sostanziali nell'osservazione ad alti ingrandimenti quando il telescopio è in temperatura rispetto a quando è spenta: della serie che male non fa di certo!

9. SPOSTAMENTO BASETTA CERCATORE

Descrizione: anche questa modifica giustamente fa venire i sudori freddi ad alcuni astrofili perchè si tratta di praticare altri due fori  sul tubo e di spostare la basetta del cercatore. Il fine è quello di far entrare il Telrad tra fuocheggiatore e cercatore ottico. Inizialmente sagomai la basetta del Telrad per farci entrare quella del cercatore ottico ed in quel modo, seppure vicini, potevo montare entrambi. Il problema era che l'oculare del cercatore era inaccessibile con l'occhio destro perchè la testa sbatteva contro il Telrad quindi alla fine ho preso il toro per le corna ed ho fatto i famigerati fori, così ho spostato la basetta del cercatore e finalmente posso osservare nel migliore dei modi attraverso entrambi i cercatori. Non sottovalutate questa modifica perchè bisogna prendere alcuni accorgimenti. Anzitutto bisogna togliere la cella dello specchio primario: in questa maniera, con il telescopio in verticale, i trucioli se ne andranno nel modo più facile cioè cadendo. Inoltre bisogna fare delle prove ergonomiche per capire qual è il punto migliore per piazzare la basetta: io l'ho posizionata in basso a destra rispetto ai fori originali per poter agevolmente appoggiare l'occhio all'oculare. Un'altra cosa importante è usare la massima precisione quando si fanno i buchi, e potrebbe non essere scontato con il trapano che fa il buco un po' dove gli pare; infatti anche un errore di allineamento che potrebbe sembrare piccolo potrebbe avere l'effetto di non riuscire a compensare con il meccanismo di allineamento del cercatore, con la conseguenza di non riuscire ad allineare telescopio e cercatore. I due vecchi fori li ho coperti con due quadratini di vellutino adesivo, ma se trovassi due tappini neri della misura giusta sarei più contento. Come comodità d'uso sono molto soddisfatto del risultato ottenuto.

10. CARRELLINO

Descrizione: fin da subito sentì l'esigenza di spostare da una parte all'altra della casa il Dobson senza doverlo trascinare brutalmente. Infatti se spostare un Dobson a pezzi è semplicissimo spostarlo tutto intero è un'impresa. Delle volte però capita di volerlo spostare, per avvicinarlo al portone in modo da osservare qualcosa a Sud, per piazzarlo nel balcone a Ovest, per riporlo a riposo in un angolino o più semplicemente per portarlo nel punto più vicino all'auto parcheggiata fuori in modo da caricarcelo. Un semplice carrellino di legno con delle ruotine che mi sono costruito ha risolto questi problemi. Dal falegname ho scelto una tavola di legno spessa 2,5 cm per essere sicuri che fosse resistente; poi gli ho dato una mano di impregnante e varie di vernice nera. Infine ho avvitato ognuna con quattro viti autofilettanti quattro ruotine lisce per mobili. In questo modo lo spostamento per casa è facilissimo e mi diverto come un bambino a spingere il Dobson da una parte all'altra con le mani poggiate sulle pareti laterali della rocker box, tipo una motozzappa! Considerando che la rocker box ruota, sembra di guidare il carrello della spesa, le sensazioni sono quelle! Comunque questo carrellino lo uso solo in casa; molti astrofili inesperti credono che sia utile anche quando si va ad osservare ma in realtà non ha nessuna utilità specifica ed il Dobson non ha problemi ad adagiarsi su terreni sconnessi o leggermente inclinati. Se dovete realizzare un carrellino per trasportare il vostro telescopio anche all'aperto su superfici sconnesse naturalmente dovete creare tutt'altro oggetto, come struttura. Ma per gli spostamenti domestici il carrelino che ho costruito è molto pratico, inoltre è così facile farlo che tutti si possono cimentare.

11. PARALUCE PER CERCATORE 50 MM

Descrizione: un astrofilo gentile una volta definì uno sgorbio od un obbrobrio, non ricordo bene, questo semplice paraluce! Facciamoci due risate, in effetti non è che sia tanto bello. Ma gli oggetti vanno valutati anzitutto per la loro utilità. Ebbene io abito in una zona molto umida e  uno dei problemi che mi affliggeva era l'appannamento della lente frontale del cercatore ottico, che nei casi peggiori si ghiacciava pure. Inutile dire che questo poneva fine alle osservazioni. Con un paraluce invece ho risolto totalmente il problema. Il materiale utilizzato è quello dei tappetini da fitness: costa pochissimo e non è igroscopico, inoltre è di un colore nero opaco ideale per evitare riflessi, infine il lato interno presenta una trama a righe, ideale per evitare riflessi di luce. La lunghezza, considerando dalla lente in poi, è di 10 cm cioè pari a due volte il diametro. Per chiuderlo è bastato applicare delle strisce di velcro in determinati punti; consiglio di spillarle con una spillatrice perchè altrimenti tendono a staccarsi. 

12. PARALUCE PER CERCATORE 60 MM


   
Descrizione: seguendo lo schema precedente ho realizzato anche un paraluce per il cercatore da 60 mm. Anche questa volta ho usato il medesimo materiale. Questa volta però ho semplificato ancora di più il progetto costruttivo, e adesso c'è un'unica striscia in velcro per il fissaggio; l'importante è avvolgere con decisione il paraluce su quello in metallo del cercatore, ed a questo punto il paraluce non si sposterà comunque di un centimetro. Così concepito il paraluce, il tempo necessario per realizzarlo è minimo, e la difficoltà alla portata di tutti.

13. SUPPORTO PER CERCATORE 60 MM



Descrizione: il cercatore da 60 mm è molto lungo, ed un problema che incontravo era quello per cui l'oculare inserito nello stesso rimaneva troppo arretrato sul tubo, costringendo ad eccessivi contorsionismi. La soluzione era semplice: spostare più avanti il cercatore. Ma come fare? Forare ulteriormente il tubo era fuori discussione, quindi non rimaneva che creare una nuova slitta più lunga per il cercatore, in modo da farlo scorrere più avanti. Così me la sono fatta costruire dal tornitore, e devo dire che è venuta bene, infatti entra con precisione millimetrica nella basetta, ed anche l'angolatura dei rispettivi lati combacia perfettamente (a differenza di quella in dotazione, realizzata molto più approssimativamente sotto entrambi i punti di vista). Rispetto alla slitta di serie ho deciso di farla in alluminio pieno anche alla base, conferendele una maggiore integrità strutturale. La slitta è lunga il doppio rispetto all'altra. L'unico difetto che ha è il peso, di circa un etto e mezzo. Per un lavoro anche esteticamente ottimale ho portato a farla anodizzare di nero. Una volta assemblato il tutto (la slitta si connette agli anelli per mezzo di due viti) ho potuto constatare che il cercatore è finalmente in una posizione in cui è comodo utilizzarlo.
 
14. SUPPORTO PER CERCATORE 50 MM
 
Descrizione: con la medesima tecnica mi sono fatto costruire anche una slitta di raccordo per il cercatore da 50 mm, per sostituire quella pessima in dotazione. Questa volta l'obbiettivo era opposto, cioè rendere meno eccentrico possibile il cercatore ottico rispetto all'asse del telescopio, in modo da evitare problemi di bilanciamento e vibrazioni. Per queste ragioni la slitta è stata per quanto possibile miniaturizzata, così che il cercatore sporge pochissimo rispetto al tubo del telescopio. Da ciò è derivato anche un altro effetto positivo, ovvero la leggerezza del pezzo senza rinunciare alla solidità, infatti è realizzato in alluminio pieno.

15. BASETTA CERCATORE

Descrizione: una cosa che non mi era mai piaciuta era che la basetta del Dobson per il cercatore ottico era dotata di una sola manopola per il serraggio del cercatore stesso. Mi dava l'idea, magari sbagliata, che il cercatore sarebbe potuto cadere a terra se disgraziatamente la vite si fosse rotta, cosa successa ad un mio amico, o se si fosse svitata. Per questo ho fatto praticare un nuovo foro filettato dal tornitore, che poi ha anche creato una seconda manopola in tutto e per tutto identica alla precedente. Adesso non ho più timori nell'affidare alla basetta il mio cercatore pesante oltre un chilo.

16. PARALUCE PER DOBSON

Descrizione: con lo stesso materiale ho ricavato anche un paraluce per il Dobson. Questa volta ho deciso di farlo non tanto per problemi di appannamento, dato che il secondario si appanna rarissimamente, quanto per schermare ancora più efficacemente il telescopio da eventuali luci parassite. Basta un lampione che vi illumina dentro il telescopio nella zona del fuocheggiatore per causare un cielo lattescente; una volta montato il paraluce il cielo torna di un bel colore nero. Dunque è un accessorio utilissimo per osservazioni da casa. Inizialmente l'avevo realizzato un po' troppo lungo e non lo gestivo bene perchè tendeva ad interferire con il fascio ottico, se solo lo si montava un po' storto; adesso l'ho scorciato ed ho risolto i problemi. La lunghezza ora è di 35 cm. Il materiale è spesso quanto basta a far si che il paraluce non si afflosci su se stesso.  Per chiuderlo ho applicato una striscia di velcro nel solito modo, per tutta la sua lunghezza. Per il trasporto il paraluce occupa poco spazio perchè può essere arrotolato. Il montaggio è davvero rapido e di facile esecuzione, infatti per essere certi di non averlo montato storto basta accertarsi che il paraluce arrivi a battuta su ognuna delle quattro manopole che regolano le razze dello specchio secondario. Un problema da risolvere era che una volta montato il paraluce non si può più afferrare il bordo del telescopio per inseguire manualmente gli oggetti osservati; la soluzione è stata quella di ritagliare una piccola finestrella 3x6 cm in modo da lasciare lo spazio per le dita. Però non mi piaceva lasciarci un buco sempre aperto, quindi per mezzo di un quadratino di feltro ho unito, spillandoli, il paraluce al pezzo rettangolare di tappetino precedentemente ritagliato: in questo modo ho una finestrella apribile e richiudibile, e quando è chiusa, guardando dall'interno, il paraluce è tale e quale a prima.

 17. TORCIA ROSSA CMI

Descrizione: comprai per poco prezzo un set di tre piccole torce e decisi di trasformarne una nell'immancabile luce rossa che fa compagnia durante la notte all'astrofilo. Per farlo ho comprato un foglio di acetato rosso in cartoleria ed ho ritagliato tanti cerchietti della giusta misura, che poi ho sovrapposto a strati davanti alla torcia; sono serviti più strati per ottenere un bel colore rubino cupo, infatti una luce troppo brillante avrebbe potuto farmi perdere l'adattamento al buio. Per fissarceli ho usato qualche goccia di Attack lungo il perimetro. Si tratta di un lavoretto facilissimo ed economico che vi farà risparmiare qualche soldo. La torcia in se è carina perchè è in metallo verniciato di rosso per rimanere in tema, ha una discreta potenza avendo molti led e si accende e spegne con un tasto nella culatta. Le dimensioni sono molto contenute e sta nel palmo di una mano. Viene alimentata da tre pile ministilo.

18. TORCIA ROSSA BLINKY


Descrizione: questa torcia rossa è il frutto di una riflessione: la torcia rossa è davvero in grado di preservare l'adattamento all'oscurità? Lo è solo e soltanto se fa passare lunghezze d'onda superiori a 620 nm, bloccando tutte le altre, in modo da preservare la visione scotopica. Ma come esserne certi? Semplice, usando un filtro colorato Wratten #29 Rosso Profondo, che ha proprio l'effetto sopracitato. La difficoltà è inglobare il filtro da 31,8 mm all'interno della torcia. Ho deciso di usare questa torcia Blinky perchè mi sono accorto che il filtro entrava all'interno della testa della torcia, dopo averla svuotata da tutti i pezzi che ci sono dentro. Ho dovuto solo spessorare con un anellino in cartoncino spesso per ottenere un alloggiamento perfetto. Anche questa torcia viene alimentata da tre pile ministilo. Sono molto soddisfatto perchè adesso ho una vera e propria "garanzia" che la luce trasmessa dalla torcia preserva completamente il mio adattamento al buio. In proposito la torcia, così assemblata, produce un colore ciliegia scuro.

19. BILANCIAMENTO DOBSON

Descrizione: alla fine, dopo il cercatore gigante da 60 mm, dopo il Telrad, Barlow ed oculare, sono riuscito a sorpassare il punto di non ritorno per quanto riguarda il bilanciamento del mio Dobson. Per ovviare al problema ho quindi dovuto controbilanciare l'enorme peso sull'anteriore con dei contrappesi sul posteriore. Come pesi ne ho usati due da allacciare alle caviglie, pensati per la corsa; il loro pregio è che hanno un basso profilo e quindi non cozzano con la montatura, ma nonostante questo sono pesantucci, ed ognuno pesa mezzo chilo. Per poterli attaccare e staccare rapidamente ho ancora una volta scelto il velcro. Il problema è che solo una piccola parte degli stessi aveva cucito un rettangolino in velcro, quindi è stato necessario cucirci strisce ulteriori per coprirne tutta l'area. Sul telescopio ho attaccato, in posizione strategica diamentralmente opposta ai pesi anteriori, due coppie di strisce, di lunghezza maggiorata per garantirmi la possibilità di modulare il bilanciamento, attaccando i contrappesi più su o più giù, a seconda delle contingenze. Il sistema di bilanciamento funziona abbastanza bene ma non è del tutto efficiente, a causa del fatto che i contrappesi andrebbero posizionati a sbalzo, corrispondentemente a quanto sporgono gli accessori anteriori; purtroppo ciò, come dicevo, non è possibile e dunque bisogna accontentarsi, e superate certe inclinazioni del tubo è necessario frizionare leggermente.

20. BILANCIAMENTO STARTRAVEL

Descrizione: lo Startravel ha la cella del doppietto acromatico in plastica e questo di per sè crea uno sbilanciamento rispetto al fuocheggiatore in metallo, con relativi accessori. Per cercare di riequilibrare il telescopio ho creato due piccoli contrappesi. Per realizzarli ho acquistato una barra di ferro 2x2 cm, ed ho tagliato dei cubetti da 2 cm per lato con il frullino. In seguito ho rivestito i cubetti di ferro così ottenuti con del feltro, incollato col Bostik. Il vantaggio del feltro è che si attacca bene al velcro, così è bastato fissare una piccola striscia di quest'ultimo sulla parte inferiore del paraluce per fissare i contrappesi al telescopio.

21. BILANCIAMENTO HEYFORD

Descrizione: la montatura altazimutale a forcella dell'Heyford è veramente pessima circa il movimento in altezza, e avevo un problema preciso: quando usavo accessori di medio peso il telescopio tendeva ad impennarsi. Oltretutto non avevo modo di frizionare il movimento dato che una vera e propria frizione non c'è. Allora mi è venuto in mente di ricorrere ad uno stratagemma: ho applicato una striscia di velcro direttamente sul tubo e aggiungendo o togliendo dei piombi da pesca da 100g l'uno, anch'essi rivestiti in velcro, posso raggiungere il bilanciamento ottimale. Questa semplice soluzione ha migliorato tantissimo l'usabilità del rifrattore, che adesso ha un movimento sempre preciso e bilanciato a qualunque inclinazione e lo posso usare a frizioni aperte. Poi è una modifica flessibile perchè se un oculare è pesante aggiungo un altro peso mentre se è leggero ne tolgo uno. Sicuramente consiglio di metterla in pratica a chiunque ha problemi di bilanciamento di questo genere perchè è semplicissima e risolutiva. 

22. FILTRO SOLARE PER HEYFORD

Descrizione: si tratta del primo filtro solare che ho realizzato. Come pellicola ho utilizzato il classico Baader Astrosolar mentre il filtro è interamente realizzato in cartoncino nero spesso. Per bloccare le varie parti tra loro ho usato la spillatrice (lo so, ho esagerato!) ed il nastro adesivo nero. Per sicurezza due laccini laterali fatti con lenza da pesca evitano che il filtro si possa sfilare. Come progetto ho seguito un tutorial online, ma credo che sia migliorabile perchè in questo modo qui l'Astrosolar si appoggia sull'orlo del paraluce del rifrattore invece per sicurezza non dovrebbe toccare da nessuna parte, inoltre si consuma molta più parte del foglio A4 di Astrosolar del dovuto. 

23. FILTRO SOLARE PER MN 68 

Descrizione: questo filtro solare invece l'ho costruito appositamente per l'MN 68 secondo una diversa concezione. Con il seghetto alternativo ho ritagliato due anelli di legno, poi ho unito i due anelli con quattro viti autofilettanti: in mezzo a questi due anelli ho inserito un foglio di Astrosolar. Come si può notare dalla seconda foto ho aggiunto altre otto viti, per un totale di dodici: il motivo è che con quattro solamente l'Astrosolar si distendeva in modo errato ed i due anelli non riuscivano a pressarlo nel migliore dei modi. L'anello dal lato del telescopio è stato verniciato di nero per evitare riflessi; l'anello dal lato esterno di bianco per evitare il surriscaldamento. La cosa importante è che non c'è il minimo pericolo che la pellicola batta sul telescopio, essendo distanziata. Sempre per sicurezza i bordi interni degli anelli sono stati smussati con una carta vetrata fina rendendoli lisci, in modo da evitare che steglie di legno potessero tagliare le pellicola. Solo sull'anello inferiore, altrimenti non avrei potuto sostituire la pellicola, ho avvitato con otto viti autofilettanti il classico tappetino da ginnastica tagliato a misura. Ho usato delle riparelle e comunque anche così il tappetino si comprime molto; per essere sicuri del tutto che non si strappi distaccandosi dagli anelli l'ho anche incollato per tutta la circonferenza con il Vinavil. Nel punto di giuntura l'ho tagliato preciso in modo da farlo combaciare, l'ho spillato ed infine l'ho incollato anche lì al legno. Due laccini assicurano il filtro al telescopio per evitare che cada. Di questo filtro apprezzo che non è usa e getta, bensì si può sostituire l'Astrosolar quando diventa vecchio. 

24. FILTRO SOLARE PER BREAKER 7X35

Descrizione: dato che mi avanzava una strisciolina di Astrosolar ho realizzato due filtri solari gemelli per poter osservare il Sole con il mio economico binocolo Breaker 7x35. Non avevo molto tempo da dedicarci, quindi come materiale ho optato per il cartoncino. Limitiamoci alla descrizione della realizzazione di un singolo filtro, tanto l'altro è identico e si può seguire il medesimo procedimento. Per prima cosa dobbiamo ritagliare due anelli di cartoncino che abbiano un diametro esterno pari a quello del paraluce dell'obbiettivo ed un diametro interno pari all'obbiettivo. Poi ci servono quattro piccole strisce rettangolari, da incollare su un anello, posizionandole una in alto, una in basso, una a destra e una a sinistra. Sopra questo anello posizioniamo l'Astrosolar, e poi appoggiamo più sopra ancora l'altro anello. Ora spilliamo il tutto lungo la circonferenza: otterremo una cella con l'Astrosolar schiacciato in mezzo. A questo punto centrate la cella sull'obbiettivo e piegate le strisce alle estremità a mo' di L. L'ultima operazione da fare è avvolgere una grossa striscia di cartoncino attorno al barilotto dell'obbiettivo, per poi spillarla in corrispondenza di ogni piccola striscia. Alla fine otterrete quindi un tutt'uno da inserire e rimuovere dall'obbiettivo del binocolo, l'unica cautela che dovere seguire è quella di verificare che il filtro non si sfili facilmente. Il mio 7x35 ha un trattemento antiriflesso modesto, quindi si notano immagini fantasma e luci diffuse su soggetti luminosi, ma a parte questo osservare il Sole con un binocolo è emozionante perchè la visione è tridimensionale, inoltre si distinguono alcuni dettagli come le macchie solari.

25. CERCATORE SOLARE

Descrizione: per far compagnia al filtro solare ho assemblato anche un cercatore solare a foro stenopeico. Seguendo i consigli di astrofili esperti è venuto un oggetto che funziona molto bene. Le due pareti verticali alle estremità, distanziate 10 cm l'una dall'altra, le ho inchiodate da sotto al rettangolo lungo che fa da base con due chiodi lunghi per parte e ho sudato freddo quando ho visto che un chiodo era entrato un po' storto e per poco ho rischiato che uscisse dal legno. Il foro l'ho fatto da 1 mm di diametro. Come schermo ho rimediato uno di quei cd trasparenti protettivi, che ho scartato con la carta vetrata fina per renderlo più opaco possibile; l'ho ritagliato alla mola a forma di quadratino e l'ho incollato con l'Attack. Per aumentare il contrasto ho ritagliato un pezzo di cartoncino nero spesso e dopo averlo piegato l'ho incollato in modo da ottenere due pareti laterali ed una parziale copertura superiore. Il risultato è molto buono perchè il punto di luce è molto intenso e visibile. Per poter allineare il cercatore solare al telescopio l'ho fatto in modo da poterlo regolare in alto-basso e destra-sinistra: è bastato usare una staffetta ad L. Infine nel pezzo di legno quadrato che serve per fissare il tutto alla basetta del telescopio ho applicato una piastrina di metallo almeno le viti di bloccaggio non rovinano il legno. Tutte le varie parti sono state verniciate di nero.  

26. DIAFRAMMA ESAGONALE  

Descrizione: questo diaframma con un foro di forma esagonale l'ho usato poche volte, e dovrebbe servire per riuscire a separare con più facilità stelle doppie molto sbilanciate o strette. Credo che una qualche utilità, seppur modesta, ce l'abbia. L'ho realizzato in polionda e con una striscia di feltro.

27. MIGLIORIE TESTA A SFERA TS PH29


Descrizione: la testa a sfera TS PH29 aveva due tipi di problema. Il primo era che il morsetto in dotazione ha un passo particolare, diverso da quello Vixen, quindi non potevo utilizzare una qualunque slitta a coda di rondine stile Vixen, ma era costretto ad usare quella in dotazione. Il problema era non solo che quest'ultima slitta era molto corta, rendendo dunque problematica la possibilità di bilanciamento del telescopio, ma anche che non potevo utilizzare il telescopio su altre montature, a meno di non sostituire la slitta ogni volta, cosa improponibile. Dato che mi avanzava un morsetto a passo Vixen, datomi insieme alla T-Sky, ho deciso di sostituirlo: peccato che la vite, di bassissima qualità, si sia spanata irrimediabilmente nel tentativo. Il tornitore allora ha forato la vite ed ha reso compatibile il nuovo morsetto con la testa a sfera, infatti essa, nel braccetto, si conclude con due guide filettate, e non con una superficie piana: si è reso dunque necessario creare due incavi nel morsetto volti ad accogliere le guide. Per connettere nel migliore dei modi la testa al morsetto, in modo che questo sia centrato, ho creato un foro passante con battuta, al centro del morsetto, al posto del precedente foro filettato che non sfruttavo. Il secondo tipo di problema era che la testa a sfera, se posizionata nell'asola in modo da simulare una montatura altazimutale, non lavorava con un perfetto angolo di 90°: la conseguenza è che il movimento in altezza non avveniva correttamente, ed andava storto. Frugando tra varie cianfrusaglie ho recuperato una boccola di ferro e con mia gioia ho verificato che entrava quasi perfettamente nel braccetto della testa. Così l'ho tagliata a misura. Peccato che adesso si era venuta a creare una situazione opposta a causa del fatto che la boccola era troppo spessa: il risultato era sempre quello di un movimento in altezza storto. Così ho molato pazientemente l'esterno della boccola finchè non è diventata dello spessore giusto. Alla fine, per non rovinare la testa e per minimizzare l'attrito, ho rivestito la boccola dentro e fuori con del vellutino adesivo. Il risultato è semplicemente perfetto, con movimenti precisi e fludi.
 
28. ASTA CONTRAPPESI

Descrizione: con mio stupore mi sono accorto che in vendita non si trova un'asta per contrappesi con diametro di 20 mm. Non rimaneva che farsela realizzare. Il tornitore ha svolto un ottimo lavoro, e l'asta è in tutto e per tutto identica a quella in dotazione. Una curiosità è che l'asta originaria non aveva un perfetto diametro di 20 mm ma era leggermente più piccola; per comodità realizzativa qui si è optato per un'asta con diametro di 20 mm effettivi, ed i contrappesi non hanno alcuna difficoltà di inserimento. Anche il tappino di chiusura è stato ricreato fedelmente all'originale. Questa asta è necessaria per il bilanciamento del secondo telescopio montato nella T-Sky.

29. BAULE PER MN 68


Descrizione: dato che dovevo liberare in tutti i modi il divano sul quale era appoggiato l'MN 68, mi sono dovuto inventare qualcosa, dato che non mi andava di lasciarlo per terra. Ho così deciso di costruire un baule dove riporlo. Per realizzarlo ho utilizzato delle lunghe tavole in legno di abete, spesse 1,8 cm. Le tavole sono state fissate tra loro per mezzo di staffe ad elle posizionate internamente: in tal modo l'aspetto esterno è più gradevole, e la struttura complessiva è solida; d'altro canto non potevo fare diversamente dato che se si prova ad avvitare direttamente con viti autofilettanti due tavole tra loro quella posizionata di taglio si crepa in due, nonostate aver preforato col trapano e l'uso di viti sottili, al limite l'unica alternativa era posizionare dei listelli di legno internamente su cui avvitare le viti. Sotto alla base del baule ho avvitato quattro ruotine per spostarlo facilmente da una parte all'altra di casa. Invece per quanto riguarda il coperchio, per fissarlo al resto, ho utilizzato quattro cerniere, rinforzate con una vite aggiuntiva per garantire maggiore robustezza. Non poteva mancare la chiusura del baule, dal funzionamento molto semplice, che permette l'inserimento di un lucchetto. All'interno ho inserito due supporti in legno, sagomati con una forma che permette sia di far appoggiare il telescopio, sia di evitare che rotoli, e li ho rivestiti con delle strisce in feltro. Però non volevo che il telescopio poggiasse esclusivamente su tali supporti, così ho anche incollato della gommapiuma ed il telescopio, nella parte centrale, si appoggia anche su di essa, in modo da equidistribuire il peso. Escluse le pareti interne ho applicato sul baule due mani di olio per legno col pennello, in modo da esaltarne l'aspetto. Come tocco finale ho verniciato sul baule la marca ed il nome del telescopio, in modo da dargli un aspetto di cassa contenente materiale militare, anche se purtroppo i bordi sono venuti un po' sfumati. Un problema che ho incontrato è il fatto che le tavole non sono perfettamente dritte, sono leggermente incurvate: per esempio sotto ad una ruotina ho dovuto montare uno spessore in legno per fare in modo che appoggiasse correttamente, ed il coperchio del baule, dopo la verniciatura con l'olio, si è sollevato di poco ad un angolo; in quest'ultimo caso sto risolvendo il problema con l'inserimento di una zeppa sotto al punto dove il legno è incurvato e poggiando dei contrappesi dove il legno è sollevato, ed anche se non sarà una faccenda veloce da risolvere dopo un giorno di tale trattamento già ho visto che la tavola è più dritta di prima. Il lavoro non è venuto a regola d'arte, d'altronde io non sono un falegname, e non è neanche tanto economico, però era necessario, è stato istruttivo, inoltre devo ammettere che mi sono anche divertito.

30. PIASTRA PROTETTIVA PER SLITTA A CODA DI RONDINE

 
Descrizione: non mi è mai andato giù che molti morsetti rovinano le slitte a causa della vite di serraggio: spesso le slitte sono costose, e dopo un po' si segnano davvero molto. Per ovviare al problema ho recuperato tra le cianfrusaglie una lunga barra di alluminio, alta un paio di millimetri, che per pura fortuna era larga quanto il lato della slitta. In seguito l'ho tagliata a misura e l'ho incollata sulla slitta con il silicone. Per fortuna tutti i morsetti che possiedo riescono ad abbracciare la slitta, che ora è leggermente più larga. In questo modo si può rovinare la barretta aggiunta a piacimento, tanto può essere rimossa o sostituita in ogni momento, e la slitta non si danneggia.