lunedì 10 giugno 2019

Osservazioni dal balcone (pt.1) - 09/06/19

Anche se ultimamente sono stato un po' pigro e non ho scritto molto, in realtà ci sono state alcune novità, prima fra tutte la nuova strumentazione per osservazioni dal balcone della mia abitazione. Vi racconto la serata osservativa di ieri, non tanto per le osservazioni condotte nè per gli appunti presi, tutto sommato modesti, quanto per il seeing eccelso che mi ha rassicurato moltissimo sulle scelte fatte.
Per osservare ho utilizzato il mio nuovo piccolo gioiellino, un Maksutov-Cassegrain  Bresser 127/1900 f/15, montato su di una montatura altazimutale Sky-Watcher AZ4. In attesa che mi arrivi il Baader Morpheus da 9 mm e 76° che ho ordinato, come oculare mi sono dovuto accontentare di un TS Super Plossl 9 mm 52°: in confronto è come guardare dal buco della serratura, tuttavia la qualità ottica è più che buona. Quando non diversamente specificato ho usato tale oculare, che fornisce quello che ritengo un ingrandimento massimo ottimale per il telescopio, ovvero 211x. Nelle descrizioni considerate l'inversione orizzontale dell'immagine.
La serata era torrida ed il seeing era qualificabile nel livello 8 della scala di Pickering B, con una percezione di dettagli fini che in alcuni momenti era fantastica.
La regina della serata è stata senza dubbio la Luna, a cui ho dedicato la maggior parte del tempo. Anzi, direi che mi sono completamente perso tra i suoi mari, monti e crateri, relegando l'approccio più scientifico soltanto alla parte finale dell'osservazione. 
Quindi ho descritto le mie impressioni limitatamente ad un numero esiguo di formazioni lunari, cominciando da Aristoteles. Sebbene abbia una preferenza per Platone, in filosofia come sulla Luna, devo ammettere che il cratere in questione è notevole. La prima cosa che colpisce lo sguardo sono i versanti esterni del cratere, scoscesi con un motivo a raggiera. Adagiati sul bordo superiore giaciono due piccoli crateri, mentre continuando sul bordo a destra troviamo una notevole frattura del suolo. All'interno sono visibili tre craterini disposti a triangolo. La parte sinistra del cratere è in ombra, ma emerge un picco isolato. Impressionanti i terrazzamenti interni al cratere, nella parte destra. Spostandoci a destra, ancora oltre il cratere Egede, c`è una grande area costellata di piccoli monti e crateri: il terminatore creava un gioco di luci incredibile, sembrava di sorvolare un fitto boschetto di alberi.
Mare Serenitatis.  L'inizio è stato sconfortante, perchè non sono riuscito ad osservare la Rima Calippus, evidentemente al di là delle possibilità offerte dal telescopio. Ma da qui in poi è stato un vero spettacolo. Ho registrato i craterini visibili e posso affermare con certezza di essere riuscito ad osservare quelli del seguente elenco: Linne F, B, D e A (quest'ultimo si vedeva chiaramente ma a tratti, in dipendenza delle fluttuazioni del seeing). Luther, Posidonius N, Bessel D e H, Sarabhai, Deseilligny, Bessel, Bobillier, Sulpicius Gallus. Considerate che alcuni di questi crateri sono catalogati da Virtual Moon Atlas come alla portata di un telescopio riflettore di almeno 200 mm. Ma non finisce qui, pensate che non tanto come crateri definiti bensì come semplici variazioni di albedo superficiali di forma circolare, collocati sopra le ultime due formazioni citate, si vedevano distintamente anche Bessel F e G: vengono dichiarati alla portata di un riflettore di 500 mm di diametro! Bisogna anche menzionare il sistema di dorsali che attraversano tutto il mare, davvero imponenti.
Rima Ariadaeus. È un lunghissimo solco sulla superficie selenica, quasi interminabile. Inizia dal cratere Ariadaeus da cui prende il nome e termina in prossimità della Rima Hyginus, ben visibile proprio in prossimità del terminatore. In realtà le due rime sono collegate da un solco di raccordo, che però non risultava visibile all'oculare.
Maurolycus. Si tratta di un cratere magnifico, ricco di dettagli. Nella parte interna erano visibili i principali craterini, cioè M, J, L e N. Al centro di tutto un monte, per metà illuminato. La parte sudoccidentale del cratere rimaneva nascosta sotto una cortina d'ombra, che aveva una curiosa forma a fagiolo. Molto contrastato il cratere A sul bordo inferiore. Il dettaglio più soddisfacente che era possibile discernere è stata la finissima superficie butterata di micro crateri che si trova in prossimità del cratere N.
Epsilon Bootis (Izar): attualmente sono in attesa anche di un cercatore ottico angolato che mi permetta di portare l'osservazione di stelle doppie ad un altro livello. Fortunatamente fra le stelle visibili ad occhio nudo vi sono dei veri gioielli, tra cui la "pulcherrima". A 211x restituiva una magnifica immagine. La principale mostrava un bel colore giallo leggermente aranciato, mentre la secondaria, di dimensioni circa quattro volte minore, aveva un colore celeste ghiaccio. Un contrasto di colori molto vivido. Questo telescopio, causa la sua pronunciata ostruzione, crea immagini stellari con almeno due cerchi di diffrazione, a seconda delle condizioni del seeing. Qui la compagna giaceva sul secondo anello di diffrazione della primaria, mentre il tenue anellino della secondaria era tangente al primo anello. Quando si creano queste condizioni di prossimità tra componenti l'osservazione ne guadagna molto in termini di spettacolarità. Per chi è interessato ho postato un disegno nell'apposita sezione del blog.
Zeta Ursae Majoris (Mizar) e 80 Ursae Majoris (Alcor). Chiude la serata un'osservazione a 100x del sistema triplo in questione. Gli ingrandimenti sono sufficienti a risolvere Mizar e permettono di abbracciare in un fazzoletto nero di cielo non solo Alcor, ma anche diverse altre stelle, garantendo immersività e sereno appagamento all'occhio e allo spirito.